di Monica Tessarolo
Appena mi addentro nel Padiglione del Modena Champagne Experience 2024, quest’anno alla 7edizione, mi sono immaginata di scegliere degli Champagne per la corte di Versailles ai tempi di re Luigi XVI e la regina Maria Antonietta. In effetti Dom Pèrignon aveva già inventato lo Champagne alla fine del Seicento e ancor prima forse, Scacchi in Italia, aveva inventato la rifermentazione in bottiglia con i soli zuccheri naturali dell’uva.
Quest’anno la manifestazione include 167 Maison presenti e oltre 900 etichette in degustazione. Devo recuperare tutte le mie competenze di giudice internazionale ai concorsi per centellinare gli assaggi. Paradiso degli champagnisti e dei placomusofili come me, collezionisti cioè delle piccole capsule metalliche che si trovano comunemente tra l’agraffa (rete metallica) e il tappo delle bottiglie di spumante. Queste capsule, note come “plaque de muselet“, fungono da supporti pubblicitari mediante apposite impronte. Il termine è composto da “placomuso” e “philie“. Placomuso è una parola artificiale formata da “plaque” (targa) e “muselet” (cesto di filo o agraffa) e philos,amico.
La Francia ha saputo davvero coniugare nell’immaginario collettivo un concetto reale e magistralmente eseguito come lo champagne a un costrutto immateriale come la festa, i festeggiamenti. Nel mondo champagne significa festa, party e intrattenimento con classe.
La manifestazione ha sapientemente diviso il padiglione nelle 5 zone di produzione dello Champagne: la Cote des Bar, la Cote des Blancs, la Vallée De La Marne, les Montaigne de Reims, e le Maison Classiche.
La zona dello Champagne è sita a circa 150 km a Est di Parigi nella zona di produzione dell’Appellation d’Origine Contrôlée Champagne, delimitata da una legge del 1927, si estende per circa 34.300 ettari e comprende 319 comuni, chiamati anche “cru“.
In Champagne, i sedimenti affioranti sono per il 75% calcarei, tra gesso, marne e calcare. Quest’ultimo ha la particolarità di essere un materiale che si sgretola, favorendo così il drenaggio dei terreni. Ciò offre condizioni molto favorevoli alla vite, che avrà sempre il piede asciutto, e quindi darà la corretta maturazione dell’uva.
Camminando nella Cote de Bar scelgo lo Champagne di Erick Schreiber pioniere della biodinamica dagli anni Ottanta. Ha la particolarità dei megaliti posizionati in specifiche aree dei suoi vigneti che, attraendo delle forze astrali, favoriscono il regolare ciclo vegetativo della pianta.
“I preparati biodinamici, dice Erick, rafforzano i legami con il terreno, nutrendo la vite con luce e calore per sviluppare le forze solari e portare la pianta in armonia con il cosmo. Tutto questo, infine, si traduce in vino”. Alla beva i suoi prodotti rimandano grande spessore materico ed eccellente profondità gustativa.
Scelgo la sua Cuvée Prestige Extra Brut Biodinamico linea Millesimé. Si esprime con la potenza e la pienezza del Pinot Nero 70%, la finezza e l’eleganza dello Chardonnay 18% e la rotondità del Meunier 12%. 96 mesi sui lieviti. Dona il meglio con ulteriore invecchiamento. Da uve di un’unica annata vinifica al 30% in barrique e la seconda fermentazione avviene con l’utilizzo del tappo in sughero anziché il classico a corona. Al naso arriva subito la frutta bianca come la pesca, il melone, le mandorle fresche e il miele. E tutti i sentori della terra, l’hummus, l’erbaceo secco, le sementi, è finissimo, rotondo, molto complesso e davvero persistente. Piacerebbe molto alla regina Maria Antonietta.
Passeggiando nella Vallée De La Marne mi cattura Telmont Maison nata agli inizi del Novecento grazie a Henri Lhopital che le assegna il proprio cognome. Suo figlio, in seguito, dopo essere divenuto corazziere cede alla Maison il simbolo del suo corpo militare, un elmo corazzato. Oggi, la Maison è cambiata profondamente e ha tra i suoi soci un membro di Cointreau, ma anche per una piccola parte l’attore Leonardo Di Caprio. Maison certificata bio 100%. Scelgo Bio Sans Soufre (senza l’aggiunta di solfiti durante le varie fasi di vinificazione) millesimo 2014 uvaggi 70% Chardonnay e 30% Pinot Meunier. 96 mesi sui lieviti. Colpisce il colore dorato brillante. Al naso sprigiona sentori di pera e albicocca cotta e limoni canditi, mandorle, burro, erba essiccata, camomilla. In bocca chiude con grande freschezza, morbidezza, singolare raffinatezza. Plauso anche al packaging “the best packaging is no packaging” con riduzione dell’8% dell’impronta di carbonio di ogni bottiglia prodotta. Davvero sostenibile. Piacerebbe a Luigi XVI che era già un visionario.
In Cote des Blancs mi paro davanti a Champagne Encry Veuve Blanche Estelle Grand Cru a Mesnil sur l’Oger a 10 km circa da Epernay. Maison che quest’anno compie 100 anni. Recuperata da Enrico e Nadia, due giovani imprenditori veneti, col nome Veuve Blanche Estelle e con quella c in mezzo a Encry (Enrico) che sta per champagne.
Scelgo il Millesimè Grand Cru Blanc de Blancs millesimo 2015 100% Chardonnay e 60 mesi sui lieviti. Oro di altri tempi, luminoso, striato di finissimo, intenso perlage. Olfatto di pesca dolce gialla con una vena tropicale, netta e fresca, di mango maturo, che solo dopo il sopraggiungere di una confidenza con l’ossigeno, diventa prima, una rossa papaya, e poi, la parte più dolce del tabacco biondo, la noce di Pecan e la morbida sensazione dell’infiorescenza di camomilla. La sensazione è piena, tridimensionale e le componenti fraseggiano fra loro concertando un’espressione solida e convincente. Sensazioni sapide e minerali, filtrandole attraverso la freschezza bianca delle sue stratificazioni gessose.
Non posso non essere attratta nell’ area delle Maison classiche da una delle più antiche Maison: Champagne de Venoge. La prima azienda al mondo ad utilizzare etichette illustrate e nomi di fantasia per le sue bottiglie.La sua sede è la villa del fondatore oggi Patrimonio Unesco a Epernay.
Le sue uve provengono da villaggi Grand Cru e le sue Princes hanno la caratteristica ampolla a forma dei decanter in cristallo della Maison de Venoge che ha celebrato lo scorso anno il 300° anniversario dell’incoronazione di Luigi XV nella cattedrale di Reims il 25 ottobre 1722. E segue proprio il mio file rouge immaginativo alla corte di Versailles con il padre di Luigi XVI.
È in questa occasione che troviamo la prima menzione scritta di “Champagne Mousseux” in un documento ufficiale.
Degusto Princes Blanc de Blancs Brut 100% Chardonnay dosaggio zuccheri 6 gr/l e riposa 60 mesi sui lieviti. All’ingresso olfattivo la grande florealità d’acacia si fonde con agrumi canditi come la scorza di lime e pompelmo, la prugna mirabella, il fico e l’albicocca. In bocca la mineralità (a cui i francesi tengono molto), la freschezza, la persistenza, e la possibilità di grande invecchiamento sono i suoi punti di forza. Da omaggiare alla coppia dei reali Maria Antonietta e Luigi XVI per festeggiare il loro anniversario.
Per concludere a Montagne de Reims, un promontorio boschivo con un’altezza che non supera i 300 m. Si estende tra le città di Reims ed Epernay ed è compreso tra i fiumi Marna e Vesle. Il terreno in questa zona è unico ed è caratterizzato dall’importante presenza del gesso in profondità che funge da serbatoio idrico. Il Re incontrastato di questa zona è il Pinot Noir.
Scelgo un piccolo produttore di Champagne, Crucifix Père & Fils nato da contadini che coltivavano solo la terra, negli anni Sessanta del secolo scorso prende il nome Crucifix e dal 2005 Sébastien si dedica ai suoi 5 ettari tutti Premier Cru senza utilizzo di diserbanti ed erbicidi.
Degusto con lo stesso entusiasmo dei precedenti Epitre Act Blanc de Noirs Millesimè Premier Cru Extra Brut millesimo 2018. 100% pinot nero, 84 mesi sui lieviti. La vendemmia manuale, l’utilizzo del solo mosto fiore, la fermentazione a temperatura molto bassa, il bâtonnage, l’affinamento in fusti di rovere a tostatura media e l’assenza di tagli sono tutti fattori che concorrono a creare uno champagne dal colore dorato, con un perlage fine e persistente. Al naso trovo una spiccata mela gialla matura, note di pasticceria burrose, fichi e mandorle. In bocca risulta succoso, fresco e leggermente sapido. Questo champagne lo offrirei alla nostra coppia regale prima della ghigliottina per rammentare quanto pregevole e rispettoso della terra è il lavoro di chi nasce contadino e diviene a pieno titolo “gran produttore”.
Molto interessanti ed accessibili le masterclass e le sponsor class proposte nella manifestazione a cui ho partecipato molto volentieri potendo così ulteriormente approfondire con degustazioni mirate e condotte da validissimi colleghi francesi e italiani come l’amico Luca Boccoli, Alberto Lupetti, a Geoffrey Orban, Guillome Lete (chef de cave). Anche confrontando così da vicino e a stretto contatto diversi modi di produrre Champagne.
Lascio la manifestazione grata al pianeta terra per la natura meravigliosa che ci offre, i terroir della Champagne ne sono un esempio formidabile così come la qualità, la passione e la storia incredibile dei suoi vignerons. Ma non riesco ad abbandonare nel naso, nella bocca, nel cuore e nella mente le magnifiche degustazioni che ho condiviso con Luigi XVI e Maria Antonietta sentendomi anche io un po’ una regina. Bevendo Champagne è un effetto garantito. Provare per credere.
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Monica Tessarolo