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ISOLA DI PANTELLERIA, IN CAMPO A DIFESA DEL SUO ZIBIBBO

Zibibbo è Pantelleria! Questo lo slogan che animerà la tre giorni organizzata dal Comune di Pantelleria dal 5 al 7 maggio 2023 a difesa della storia e del futuro vitivinicolo e agricolo di Pantelleria e dell'antico vitigno autoctono. Pronti investimenti e progetti già approvati.

Doc Pantelleria.  

Muretti a secco, suoli lavici, giardini panteschi, dammusi e un abbraccio di azzurro intenso, nel cuore del Mediterraneo. Pantelleria è un’isola che vanta millenni di storia, di dominazioni e di nomi, dai Fenici, ai Greci, agli Arabi, ai Bizantini. Bent-el-Rhia, figlia del vento appare il nome più consono per la splendida isola siciliana, che evoca la dolcezza del suono, dell’odierno nome, Pantelleria. Figlia del vento lo è davvero, tant’è che nei secoli, l’agricoltura ha dovuto modellarsi alle esigenze della natura, con coltivazioni lungo le pendici del vulcano e giardini “panteschi”, con alberelli bassi per mettere a riparo dai venti una coltura speciale della varietà “Moscato d’Alessandria” che qui ha sviluppato un proprio ecotipo lo “Zibibbo” che la tradizione ha valorizzato nella produzione di famosi vini da meditazione ottenuti con l’appassimento delle uve, riconosciuti nel 1971 con la Doc Pantelleria.

Nel giro di alcuni decenni, però, produzione e produttori si sono ridotti vertiginosamente: 400 ettari di vigne di Zibibbo (erano 5000 60 anni fa); 370 viticoltori (erano 3500 30 anni fa) ; 18.000 quintali di uva (erano 200.000 60 anni fa). Un fenomeno causato anche dal progressivo scoramento dei viticoltori per l’ingresso nella doc Sicilia e Igp Terre Siciliane di vini con il nome “zibibbo”in etichetta, da uve impiantate al di fuori di Pantelleria, dove la speciale varietà esiste da millenni “di vita” sull’isola piccola (come ceppo viticolo, sinonimo di vitigno, nome del vino classico locale, nome del vino conosciuto nel mondo). Contro 2000-2500 ettari di viti impiantate negli ultimi anni al di fuori dell’isola, ci sono solo 400 ha. rimasti sull’isola di Pantelleria.

Pantelleria alberelloUnesco, credit@ComunePantelleria

Un Summit a difesa di Storia e cultivar

Il Comune  di Pantelleria ha ideato una “tregiorni” sulla Perla Nera del Mediterraneo,  dal 5 al 7 maggio 2023 , con un titolo molto provocatorio: “Zibibbo è Pantelleria “.  Ma potrebbe anche essere “Zibibbo è Pantelleria” a significare che i due termini sono una cosa sola, inscindibile da millenni, parlando di vino-terra-viticoltori.

Vincenzo Campo, sindaco di Pantelleria, da anni fautore di una “chiarezza senza battaglie, dannose per tutti”, insieme a Regione Sicilia, Consorzio e Ministero per la tutela, difesa e valorizzazione del varietale sull’isola, anticipa uno dei temi centrali della “tregiorni” dedicata allo Zibibbo di Pantelleria: “ L’obiettivo che ho percepito dalla volontà, dai progetti già presentati e dalle richieste degli agricoltori pervenute in Comune da anni , e che questa amministrazione del Comune ha fatto proprie anche in piena pandemia, è quello di impegnare istituzionalmente sempre più garanzie e assistenza perché 40-50 imprese di giovani agricoli multilaterali possano resistere, sviluppare e crescere”

Un progetto di difesa e salvaguardia storico-culturale, anche nel rispetto e nel miglioramento del riconoscimento Unesco a patrimonio intangibile dell’umanità,  della viticoltura eroica pantesca, dei sacrifici e impegni del vignaiuolo pantesco, della coltivazione unica a alberello “basso”,  del vino passito dolce ottenuto in modo “naturale e non liquoroso” denominato Zibibbo, del binomio indelebile Pantelleria e Zibibbo. Tutti temi sollevati dai 350 viticoltori rimasti per passione.

Un progetto che è anche tutela del turismo: il mare e lo zibibbo con i dammusi sono l’attrazione principale dell’isola di Pantelleria, oltre ad un’enogastronomia di qualità, con prodotti di piccole aziende vitivinicole e agricole: capperi, olio evo, limoni, fichi d’india, origano, patate , peperoni, pomodori hanno sapori più intensi grazie al terreno lavico e salmastro, particolarmente fertile. Il terreno vulcanico fa la differenza, come le pendici dell’Etna, di Ustica, di Vulcano rispetto a Siracusa e Palermo.

vignaunesco alberelli panteschi, credit@ComunePantelleria

Interessante il progetto di Pantelleria perché ha tutto il dna e i crismi di valere anche per altri 1000 comuni almeno italiani, cioè quei borghi, siti, distretti che sono oggi più fragili, vulnerabili, abbandonati dove le calamità naturali e fatto dolosi possono recare danni irreparabili” – il commento di Gianpietro Comolli, uno dei più grandi esperti negli anni di consorzi e vini DO, allievo di Fregoni e Scienza. “Già l’abbandono di terre e di residenti è un danno alla stabilità, sicurezza, presidio di territori isolati che troviamo anche in Appennino e sulle Alpi. Il legame forte fra “prodotto-territorio” che emerge chiaramente a Pantelleria, trova una soluzione se viene attivato a 360 gradi  un modello-contesto sociale e civile che applichi e attivi investimenti anche nella sanità locale, preservi un ambiente salutare, sviluppi processi di non inquinamenti, abbia una scuola e formazione che dia un futuro generazionale e possibilità di aprire e mantenere una impresa o un lavoro con un reddito degno, non sussidiario, saltuario e di sussistenza.”

Una tre giorni ricca di confronti ed idee

La tre giorni pantesca inizierà venerdì pomeriggio, 5 Maggio, proprio sul tema vitigno-vite-vino-passito e difesa del binomio Zibibbo-Pantelleria; sabato mattina, 6 Maggio, secondo appuntamento con diversi collegamenti in video conferenza da Roma, Manduria, Cilento per legare il mondo vitivinicolo a quello più ambientale, climatico, energetico, sostenibili con contributi di esperti cercando piccole ma reali soluzioni concrete multilaterali e polifunzionali per le piccole imprese. Domenica mattina, 7 Maggio, tavola rotonda sulle azioni “concrete” che il comune ha avviato e che concretizzerà per lo sviluppo multilaterale del patrimonio agricolo e naturale Unesco e dell’agriturismo quale attrattore di nuovi target turistici e volano del patrimonio pantesco, partendo dal legame turismo e vino alla difesa e regolamento fra zona urbane e rurali, dall’uso di interventi sul territorio di salvaguardia idrico forestale grazie anche a contributi di residenti sull’isola all‘importanza di bandi, assistenza, garanzie reali alle imprese esistenti e ai giovani panteschi che vogliono allargare e migliore l’impresa e addirittura “tornare” a popolare l’isola anche non in periodi turistici.

appassimento uve zibibbo, credit@ComunePantelleria

Un Marchio unico pantesco

Domenica 7 maggio alle ore 10 ultimo dibattito e  appuntamento con la presentazione di azioni e misure concrete, compreso missioni del Pnrr, ideate e volute dalla Amministrazione Comunale per la polizia del territorio, bandi per agricoltori, recupero vigne abbandonate, impiantando 50-60 ettari di piante officinali e aromatiche tipiche dell’isola per gli usi in cucina, integratori alimentari, alimentazione vegetariana, farmaceutica artigianale.

Tema ampio dell’eventosummit è la difesa trasversale della naturalità del luogo-vino a Pantelleria, comunicando i difficili sistemi di coltivazione, allevamento, raccolta, concimazioni e diserbi naturali. La storia del recupero dell’acqua piovana casa per casa a Pantelleria, il ripristino di nuovi 100 ettari vitati con coltivazioni promiscue di uliveti, erbe officinali e aromatiche, ortaggi e capperi. Nel 2022 è partita la ricerca universitaria per recuperare ceppi e tralci “selvatici antichi” di zibibbo ai margini e dimenticati con piede franco, non innestato e ibrido.

Una soluzione praticadice Giampietro Comolli- già fattibile, al posto della superflua fascetta Doc “ Sarebbe sufficiente partire all’inizio con  100-150.000 bottiglie di produzione speciale, etichettate in modo diverso, puntando e reclamando la tutela di uno  “Zibibbo Classico”  Docg Naturale Passito Dolce, cioè quello antico e in terra antichissima, che abbia la possibilità di essere messo sul mercato con un marchio unico “pantesco” e un costo al consumatore finale corretto, giusto, remunerativo, confacente alla qualità e alla garanzia,  tracciabile e certificato con autenticità di metodo unico: i teli all’aria aperta e al sole e coperti di notte. Niente forzature, serre calde e tunnel termocondizionati”.

a cura di Massimo Antonino Cascone

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