PIETRAROJA, STORIA INCISA NELLA PIETRA
Sulle pendici del versante orientale del Matese, Pietraroja a 800 metri di altezza è quel che resta di un’antichissima isola tropicale all’interno di un Oceano oggi scomparso, la Tetide, più di 100 milioni di anni fa. Tutto intorno c’era una laguna dai fondali bassi che, nel tempo, fu colmata da costanti stratificazioni fossili e sedimenti che, a loro volta, si trasformarono in roccia calcarea. Un abbassamento della crosta terrestre fece sprofondare l’isola negli abissi, provocando la distruzione e morte dei suoi abitanti.
Tra questi c’era anche un cucciolo di dinosauro, scipionyx samniticus che, insieme ad altri animali e piante, oggi fa parte del ricco e rarissimo corredo di paleo-biodiversità che contraddistingue l’area Le Cavere, lo straordinario giacimento fossilifero di Pietraroja, risalente al Cretaceo inferiore, come ricorda l’ascensore del tempo all’interno del museo Paleolab, Museo-Laboratorio del Parco Geopaleontologico di Pietraroja inaugurato nel 2005, che trasporta i visitatori in un viaggio fantastico indietro nel tempo.
Pietraroja, dall’etimo petra ruens, pietra che rotola, ad indicare una zona di frequenti terremoti, è stata il nucleo principale del popolo dei Sanniti Pentri, i più agguerriti ed indomiti tra le popolazioni del Sannio e centro di note bande di briganti e brigantesse nel periodo “recente”di reazione borbonica. Tante le dominazioni, le distruzioni e le ricostruzioni. Oggi, l’odierno abitato è il quarto insediamento di inizio ‘900 che conta 501 abitanti. Il fascino è, però, suggestivo. Vicoli caratteristici che s’inerpicano fino a monte, chiese antiche, terrazze panoramiche e loggiati ombreggiati di frescura, con il gorgoglio dell’acqua, limpidissima e diuretica delle fontanine, case di pietra bianca, balconi fioriti e profumi di pani appena sfornati che aleggiano, nell’aria fine.
Irresistibile malìa! Che moltiplica se stessa quando testimonia tradizioni locali fortemente radicate che si tramandano da secoli. Come i carrati , uno speciale formato di pasta di grano duro fatta a mano realizzata con un ferretto da calza ed una manualità sapiente passata di madre in figlia fino a noi. Aurum è un piccolo laboratorio pastaio artigianale, dove la signora Rosa prosegue la tradizione locale , raccomandando di condire la pasta con il sugo di una volta, ovvero il ragù di pecora “vergine”, nel gergo locale chiamata ciavarra, ad indicare un animale ancora giovane, dalle carni più delicate e l’odore meno pungente, retaggio di secoli di attività di pastorizia e transumanza.
Ma Pietraroja è giustamente famosa anche per la sua tradizione di pregiati salumi, come il Prosciutto crudo, la cui produzione continua secondo i vecchi canoni grazie alla passione di Emilio Di Biase, medico e di sua moglie Miriam, titolari della Prosciutteria Di Biase.
Una botola vetrata all’ingresso anticipa l’esposizione di cosce di prosciutto messe a stagionare in un caveau sottoposto al pavimento, da un minimo di 18 mesi a un max di 36 mesi, dopo salatura e speziatura. I pochi tavoli del locale propongono piatti locali, a base di castagne, legumi e verdure, oltre che i carrati e tutta la gamma di insaccati, dal prosciutto crudo, alla pancetta arrotolata, alle salsicce secche. L’abbinamento vino è quasi scontato: la Camaiola, antico vitigno locale chiamato per decenni- impropriamente- Barbera del Sannio.
A breve distanza, a Castefranco in Miscano, altro comune rurale del Sannio a 800 metri di altezza, tra colline condivise tra Campania, Puglia e Molise, si estende un territorio aspro, dai suoli argillosi e pietrosi, per millenni crocevia di transumanza di greggi e bestiame tra Puglia e Abruzzo per la. Qui, da oltre cinquantanni l’azienda Agricola Marcantonio è dedita all’allevamento di ovini ed alla tradizionale arte di trasformazione casearia. Tra i prodotti, il caciocavallo è quello più apprezzato, per il suo sapore delicato e dolce, lievemente aromatico, molto richiesto nei mesi primaverili quando il bestiame è allevato al pascolo.
Alle porte di Cusano Mutri, altro delizioso borgo sannita ricco di storia, gli amanti della natura potranno scoprire il Sannio in una modalità sportiva di trekking facile e poco impegnativo, percorrendo le Forre del Lavello, un canyon naturale lungo le rive del torrente Titerno. A piedi o in sella ad un cavallo, da qui la natura esuberante è tutta un susseguirsi di sentieri e gole, dai nomi fortemente evocativi: gola delle Fate, gola delle Janare ( streghe), gola dei briganti…
La località offre una sosta piacevole e rinfrescante in un’ area pic nic , oppure, per i più curiosi, a Cerreto Sannita (BN), splendida località famosa per la pregiata ceramica artistica e gli eccellenti frantoi di Ortice e Racciopella, l’ Antica Trattoria Masella propone antiche ricette recuperate alla memoria storica del territorio, come la pagnotta di pane ripiena di specialità che, un tempo, i contadini usavano portare con se durante i lunghi spostamenti.
E’ il giallo del tufo delle antiche case medievali a riempire lo sguardo del visitatore già prima di attraversare il ponte di accesso al borgo di Sant’Agata de Goti. Antica Saticula dei Sanniti, Sant’Agata dei Goti vanta, in realtà, una storia millenaria, con stratificazioni culturali importanti impresse, oggi, nei tanti monumenti storici, come la Fortezza, la torre di avvistamento, il Duomo ed altri edifici sacri. La cittadina è famosa anche per la visione lungimirante di Leonardo Mustilli, fondatore dell’azienda vitivinicola Mustilli e artefice negli anni 80 del riassetto enologico dei vigneti sanniti che si tramandavano di padre in figlio, con vitigni “con certi nomi curiosi e molto strani” e la cui uva veniva venduta ai commercianti: era la Falanghina del Sannio.
Il centro storico di sant’Agata dei Goti ha preservato, pressocchè intatto, tutto il suo antico fascino. Qui, il Ristorante Agape è un punto di riferimento prezioso per enoturisti ed appassionati gourmet. Sale a volta, spazi nitidi, servizio accurato e cortese ed una bella cucina parzialmente a vista, dove Gabriele Piscitelli si destreggia tra insoliti “aperitivi contemporanei” e piatti della tradizione rurale vestiti di modernità. Gianna Piscitelli, sorella e Sommelier, ha premura di consigliare l’abbinamento migliore di vino, preferibilmente locale e di piccoli produttori, nel segno di una virtuosa economia circolare di promozione del territorio.
La storica cantina La Guardiense, a Guardia Sanframondi(BN), ha ospitato l’annuale Rating 2023 di Falanghina organizzato dal Consorzio di tutela vini del Sannio, presidente Libero Rillo, direttore Nicola Matarrazzo in tandem con Assenologi, presidente Roberto Di Meo. Un sistema di valutazione e confronto tra un’annata ed u’ altra, attraverso degustazioni alla cieca e giudizi imparziali di associazioni ed enologi. In degustazione 30 campioni di Falanghina del Sannio doc 2022,10 campioni di Aglianico del Taburno docg Rosato 2022 e 10 campioni di Aglianico del Taburno docg 2019, di cui una riserva. Gli esiti saranno disponibili sulla pagina dedicata del sito.
Il profilo austero della Torre medievale di avvistamento anticipa il Castello di Montesarchio, l’antica Caudium che ha dato il nome a tutta la valle. Fortezza militare dall’architettura più importante del suo genere, fino agli inizi del secolo scorso è stata utilizzata come carcere per detenuti politici.
Oggi è sede del Museo archeologico nazionale del Sannio Caudino e contiene importanti reperti dei centri più importanti – Caudium (Montesarchio), Saticula (Sant’Agata de’ Goti), Telesia (San Salvatore Telesino), come corredi funebri provenienti dalle numerose necropoli caudine, tra la metà dell’VIII e il III secolo a.C., a testimonianza della ricchezza, del grado di finezza delle lavorazioni ed intensità di scambi commerciali con le città greche della costa e il mondo etrusco-campano.
Tra questi, i vasi attici che rimandano al mito di Dioniso ed i crateri per la mescita del vino con l’acqua, tra il V-IV secolo a.C., come lo splendido cratere di Assteas, definito come “il più bello del mondo”.
All’ombra rasserenante del Monte Taburno, la montagna sacra dei sanniti, Bonea è la località che vanta secoli di coltivazioni e generazioni di contadini nella produzione della Falanghina.Qui Cantina Votino è tra le aziende storiche protagoniste negli anni ’80 del rilancio enologico del vitigno Falanghina e della rinascita territoriale del Sannio, grazie anche a imprenditori visionari come Leonardo Mustilli.
Mangiare non è una semplice funzione, ma un vero e proprio rito per Daniele Luongo e Teresa Nardone coppia nella vita e nel lavoro. La Locanda della Luna, a San Giorgio del Sannio (BN), è il loro buen retiro, dove dal 2006, promuovono il territorio con prodotti locali e valorizzano il recupero di antiche ricette di famiglia. Il valore aggiunto? Un ambiente curato, una terrazza panoramica affacciata sulla vallata, sugli orti di proprietà da cui provengono ortaggi e verdure e sui boschi circostanti, riserva del tartufo scorzone nero. SANNIO: un viaggio, tanti viaggi.
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Carmen Guerriero