di Carmen Guerriero
Due cantine, due territori, due storie diverse. Non un confronto, ma tasselli di un mosaico di un patrimonio vitivinicolo italiano inestimabile presentato a Napoli da Gambero Rosso, a cura di Serena Maggiulli, Responsabile Commerciale Campania e General Manager Città del Gusto Napoli, ospitata presso il Ristorante Innovative.
La cena degustazione è stata condotta da Nicola Frasson, esperto della redazione vini del Gambero Rosso e Gianfranco Zanon, enologo di Valdo, per scoprire le etichette più rappresentative della cantina Valdo e della tenuta friulana I Magredi.

L’azienda I Magredi vanta una lunga storia dal 1968, quando Otello Tombacco, imprenditore opitergino l’acquistò per destinarla a seminativi vari. E’ dagli anni ’80 che, invece, l’azienda assume la destinazione vitivinicola odierna. Impegno, passione e tradizione sono la forza per produzioni distintive eccellenti, riflesso del territorio delle Grave del Friuli, dai suoli asciutti e magri, i cosiddetti “magredi”, terreno di origine alluvionale, grossolano nella parte settentrionale della DOC, più minuto man mano che i fiumi proseguono il loro corso. Da qui il nome della cantina.
La Doc Grave, estesa su una superficie di circa 7.500 ettari tra il fiume Tagliamento e le province di Pordenone e Udine, disegna un paesaggio naturale di rara originalità, con il riparo dai venti freddi provenienti da nord delle montagne e l’influsso benefico del mare Adriatico. Il terreno di natura alluvionale di origine dolomitica, dall’ampia superficie sassosa, esalta l’escursione termica tra il giorno e la notte favorendo così uve con uno spiccato corredo aromatico, vini profumati ed eleganti e produzione di qualità.
L’ingresso alla cena è con la Ribolla gialla, spumante millesimato brut 2023, I Magredi, metodo Charmat, utilizzato per la rifermentazione in autoclave, permette di preservare gli aromi freschi e fruttati, ha un perlage minuto, fine, esaltato dalla brillantezza del giallo paglierino. Delicatezza di fiori gialli al naso, ginestra con leggeri sbuffi di fiori di zafferano, il sorso è appagante, cremoso, fresco, acido, con finale sapido e di buona persistenza.

Nel Sauvignon Friuli DOC Grave 2023- I Magredi, il colore delicato, giallo paglierino con riflessi verdognoli, cela la sorpresa di un naso estremamente elegante e complesso, con rimandi di pesca e pompelmo rosa, note di salvia, foglia di pomodoro, peperone giallo. Fermo, secco, nervoso, sottile, ha grande finezza, fresco, sapido e vellutato. L’etichetta è suggestiva e richiama il singolare vigneto circolare dell’azienda, simbolo di continuità delle stagioni e del ciclo della natura e della vita.

Valdo Valdobbiadene rappresenta l’eccellenza del Prosecco, un vino che racchiude in sé storia, cultura e passione di un territorio unico, caratterizzato da colline ripide, terreni argillosi e un microclima favorevole alla viticoltura. Qui, le viti di Glera crescono vigorose, producendo grappoli ricchi di zuccheri e aromaticità.
Le origini dell’azienda risalgono al 1926, quando due giovani imprenditori, Valdo e Silvio Dottori, decisero di dare vita a una cantina che potesse raccogliere e valorizzare il patrimonio vitivinicolo della zona. La scelta del nome “Valdo”, non casuale, rappresenta un legame diretto con il fondatore e con il suo spirito innovativo, mentre “Valdobbiadene” indica l’origine geografica dei vini prodotti, sottolineandone l’autenticità. Nel corso degli anni, la cantina si è evoluta, adducendo moderne tecnologie alle antiche e preziose tradizioni locali.
Negli anni ’70, Valdo ha avviato un processo di collaborazione con piccoli viticoltori locali, dando vita ad una rete di conferitori con un impatto significativo sull’economia locale che ha permesso di aumentare la produzione mantenendo elevati standard qualitativi. La cantina sostiene oltre 1.500 famiglie di viticoltori e crea posti di lavoro in diversi settori, dall’agricoltura al turismo. La crescita del mercato del Prosecco ha inoltre stimolato investimenti in infrastrutture e servizi, migliorando la qualità della vita nella regione.

Complessità e tante sfaccettature diverse, così come sono diversi i terroir dei quindici comuni dell’area, con panorami più morbidi della zona del Conegliano fino a quella del Valdobbiadene e a quella del Cartizze, da sempre la sottozona d’eccellenza disciplinata fin dal 1969 di soli 107 ettari di vigneto, perfetta combinazione tra microclima e terreni antichi. Giustamente si ritiene che la Docg Conegliano Valdobbiadene sia un valore di squadra.
L’interazione natura e lavoro umano ha trasformato le colline di Valdobbiadene in uno straordinario mosaico, un paesaggio viticolo unico, dal 2019 iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco e nel 2003 Primo Distretto Spumantistico d’Italia.

Qui si trova la strada dei vini più antica d’Italia, un percorso naturalistico immerso nelle 43 Rive, vigne sui pendici più ripidi e scoscesi ed i boschi sulle sommità, dove, qua e là, spuntano le tipiche casere, antiche abitazioni rurali utilizzate anche come stalle.
Ogni Riva ha una diversa peculiarità di suolo, esposizione e microclima, in cui poco più di 3000 piccole aziende a conduzione familiare praticano una viticultura eroica, con attività di raccolta e manutenzione a mano, con uve provenienti da un unico Comune o frazione di esso, per esaltare le caratteristiche territoriali ed una produzione “naturalmente” unica .Visitarle consente di conoscere storie di uomini e donne appassionati del loro lavoro, filosofie produttive, espressioni territoriali.
Rive di San Pietro di Barbozzi, extra brut, Valdobbiadene docg, Valdo è figlio di queste terre, verticale, austero, essenziale, asciutto, dalla spiccata acidità. Profumi agrumati e finale sapido, sostengono la beva in armonica persistenza.

Stile e grande personalità per la Cuvèe del Fondatore, brut millesimato, Valdobbiadene docg Valdo, che celebra il suo fondatore, Sergio Bolla. Prodotto esclusivamente con uve di un’unica vendemmia, questo vino fa parziale affinamento in barrique di rovere francese per conferire maggiore struttura e rotondità e, poi, ben 12 mesi in autoclave, metodo Charmat lungo, per amplificare complessità e spettro aromatico delle uve. Luminoso, sfaccettato di luce dorata, ha un perlage elegante e finissimo. Il naso ha fiori bianchi, note di erica fresca bagnata di rugiada e rimandi agrumati di cardamomo. Il sorso è di medio corpo, cremoso, pieno, suadente, di ottima persistenza, con una punta di salinità che invoglia voluttuosamente ad un altro sorso. Difficile da abbinare, se non in pairing con piatti altrettanto eleganti e raffinati, è perfetto per un’esperienza gustativa più intensa e ricercata.

In degustazione anche altre due etichette della Valdo, Vigna Pradase, metodo Classico, Valdobbiadene docg, brut millesimato e Viviana, Valdobbiadene superiore di Cartizze docg, dry. Peccato aver dovuto andare via prima dell’assaggio. Sarà interessante degustarne in altre occasioni.
Una serata che ha reso omaggio alla bellezza dei territori e dell’arte della viticoltura italiana. In un ogni sorso, tutta la serenità e la gioia della vita, un brindisi a ciò che rende l’Italia così speciale.