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IRPINIA DEL VINO, UN TUFFO NELLA “NORMALITÀ”.

A Montefusco, piccola località dell'Irpinia nel cuore dell'areale del Greco di Tufo DOCG, Podere Melone coltiva passione, impegno e valori. Terra, Famiglia e Vigneto i cardini di una tradizionale "normalità". E tutta la simpatia e la tipica accoglienza irpina!

di Bianca Tino

Una visita a Podere Melone è come andare a casa di amici. Da subito, si respira aria di normalità, e se non ci sono fanfare o tappeti rossi ad accogliere gli ospiti, c’è il sorriso contagioso di Roberta, la mamma di tre figli che sono determinati a far diventare il loro nome un tributo alla loro storia di famiglia. Roberta accoglie tutti con una innata naturalezza, senza artifizi, e, senza smancerie particolari mette a disposizione la sua casa.

Uno per volta si fanno avanti gli altri, mentre continuano le loro faccende, partendo da Carmine che è il primo a darvi il benvenuto. Carmine è il primogenito che, prendendo il posto del padre, che non c’è più da oltre dieci anni, ha guidato la loro azienda agricola verso la nuova identità di cantina vinicola. Con la sua intuizione, ha lavorato affinchè è il suo Greco di Tufo acquisisse il giusto posizionamento tra i grandi vini irpini, e piano piano si sta facendo conoscere.

Arcangela è la mano artistica che si occupa della grafica, che oggi è indispensabile in qualsiasi azienda, e Francesco, l’ultimo, coadiuva i fratelli nei momenti di maggiore impegno nel vigneto.Il piacere di far conoscere il Podere Melone a tutti noi è riservato a Nicole, fidanzata di Carmine, che si occupa del sito e dell’organizzazione delle visite.C’è la matriarca, Arcangela (senior), che da giovane sposa lavorò a fianco al marito, il quale in tempi non facili di economia nazionale, riuscì a rendere produttivi i terreni che i fratelli, emigrati negli USA, gli avevano ceduto. Da lei si può avere un indizio delle difficoltà affrontate, e superate, in più di mezzo secolo.

A chi visita Podere Melone è consigliabile di vestire “comodo”, perché una parte importante della visita è proprio la passeggiata nella vigna, e se il tempo consente, ci si può permettere anche la bella esperienza di uno spuntino sotto le viti con prelibatezze “della casa”, rustiche e dolci e, ovviamente, vino bianco e rosso, a preferenza!. E mentre si è seduti a “conviviare”, si può immaginare come doveva essere anni fa, quando non tutto era meccanizzato e gli operai si sedevano per un meritato riposo e pranzo.

La degustazione “da manuale” è organizzata sul terrazzino dietro la casa, da dove si gode di un panorama che è simile, eppur diverso da altri punti di osservazione del Comune di Montefusco. E alzando gli occhi, lo sguardo si riempie della maestosità del già “Capoluogo del Principato d’Ultra”.

Il vino è il protagonista del Podere. L’etichetta inaugurale è “Stirpe”, proprio per non dimenticare che questo vino non è un prodotto di qualche anno, ma è il frutto, appunto, di una stirpe di coltivatori di uva, che hanno tramandato l’amore per la terra, per le viti, e per il vino di generazione in generazione, quasi nel DNA.

Ma veniamo, dunque, al protagonista, Stirpe. Usando il linguaggio dei sommeliers, abbiamo un vino nel quale “spiccano i sentori di albicocca, pesca, agrumi, pompelmo, mandorla verde, con note di ribes nero e sentori minerali…(si abbina bene a) minestre di legumi, carni bianche, frutti di mare…risotti ai funghi…tutti i piatti a base di pesce…(inoltre) Si presta bene a lunghi periodi di conservazione.”

Ma si sa, che le parole non possono mai e poi mai sostituire il piacere di gustare fisicamente un vino. Stiamo andando incontro alla bella stagione…chiedete a Carmine, e a Nicole che lo affianca, di ospitarvi per una “scampagnata in vigna”. Sarà un’esperienza divertente e un modo diverso per trascorrere una domenica.

Magari dopo aver visitato Montefusco, col suo Carcere Borbonico e Palazzo Giordano.

@Riproduzione riservata

 

Bianca Tino

Docente, traduttrice ed interprete Madrelingua (Oakville, Ontario, con Laurea Istituto Universitario Orientale di Napoli, e corso triennale in Canada in Scienze Politiche) Ama definirsi Professionista del settore linguistico, perché le sue competenze le hanno permesso di spaziare in vari ambiti professionali, dalla pura docenza all’insegnamento specializzato della lingua inglese all’interpretariato e traduzione. Non ama dire che “insegna, o interpreta o traduce” ma che “condivide il suo sapere inserendosi e partecipando in quel momento nella vita di chi a lei si affida”.

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