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MARCHESI ALFIERI, 300 ANNI DI PASSIONE PER IL VINO

La storica Cantina piemontese celebra con una speciale degustazione i primi trent’anni del suo vino icona, Alfiera Barbera d’Asti DOCG Superiore

300 anni di storia

È straordinario come il tempo abbia saputo serbare, generazione dopo generazione, viticoltura e filosofia della nobile famiglia Alfieri. Equilibrio è il diapason che risuona ovunque, assecondando la natura per sostenerla nella migliore espressione, tanto in vigna, con trattamenti fitosanitari a basso impatto e pratiche agronomiche sostenibili quanto in cantina, favorendo le interazioni legno-vino e le diverse espressioni varietali tipiche di ogni uva.

Panorama proprieta Marchesi Alfieri, credit@TWM

Trecento anni di storia, di uomini e di passioni in cui Marchesi Alfieri è stata artefice dell’eredità storica e culturale del Piemonte fin dal 1616, quando Carlo Emanuele I di Savoia concesse a Urbano Alfieri il feudo di San Martino, incastonato come un gioiello, nel punto in cui Roero, Langhe e Monferrato, siti patrimonio UNESCO, si incontrano, alla sinistra orografica della valle del fiume Tanaro, tra colline deposizionali di tipo marino “pettinate” da lunghi filari ordinati di vigneti, noccioleti, boschi e campi coltivati.

Castello Alfieri, credit@TWM

Natura sovrana, Castello e Parco

E’ con Carlo Antonio Massimiliano Alfieri che iniziano i processi di trasformazione della proprietà, affidate all’ingegnere Antonio Bertola, che dal 1696 al 1721 realizza una moderna cantina, il maestoso Castello in stile barocco, con marmi, dipinti, statue e sale affrescate, tra cui anche una Sala Cinese, in voga all’epoca, dove, ancora oggi, si legge un messaggio vergato a mano sul muro, oggetto di studio, e un parco, ricavato spianando una collina adiacente alla proprietà. Nell’Ottocento il Castello è stato integrato con opere di rifacimento in stile neobarocco dell’architetto Ernesto Melano.

interno, sala Castello Alfieri, credit@TWM

Sul cortile interno si affaccia l’elegante orangerie, con i busti dei più illustri ospiti del castello e, durante l’inverno, ricovero per le profumate piante d’agrumi. Davanti il Castello un romantico giardino all’inglese, progettato dall’architetto paesaggista prussiano Xavier Kurten, autore, nel 1815, anche del magnifico parco che abbraccia la proprietà, tra alberi imponenti di querce, tigli, cedri e un raro abete andaluso che, a dispetto delle temperature, è riuscito ad adattarsi.

Cavour ed il Pinot Noir

E’ dal 1851, complice il matrimonio di Giuseppina Benso di Cavour, nipote dello statista Camillo Benso di Cavour, con Carlo Alfieri di Sostegno che Tenuta Alfieri riceve un impulso fondamentale alla produzione vitivinicola, proprio da Camillo Benso di Cavour, migliorando la qualità dei vini e introducendo in Piemonte il vitigno del pinot nero. Proprio a questo iconico vitigno nel 2012 è dedicato l’ambizioso progetto di produzione di un metodo classico da uve pinot nero in purezza, realizzato in apposti locali delle antiche scuderie degli Alfieri del XVIII secolo, per la rrifermentazione in bottiglia e l’affinamento sui lieviti del Metodo Classico Extra Brut millesimato Blanc de Noir.

cantine storiche Castello, credit@TWM

Dal 1988 la proprietà è delle sorelle Emanuela, Antonella e Giovanna, figlie di Casimiro San Martino di San Germano, cui Giovanni Visconti Venosta, ultimo discendente degli Alfieri di Sostegno, aveva lasciato l’eredità per mancanza di eredi.

La storia degli ultimi 30 anni della famiglia e dell’azienda, che conta 20 ettari a vigneto per una produzione complessiva di 120.000 bottiglie, ha il piglio della determinazione, a iniziare dal 1990 quando vengono prodotte le prime diecimila bottiglie. Dal 1999 con l’arrivo dell’enologo Mario Olivero, l’azienda riceve un ulteriore impulso che la afferma come una delle più rilevanti del territorio ed il Barbera d’Asti Superiore DOCG Alfiera, vino di punta dell’azienda, la migliore espressione del potenziale della Barbera.

orangerie, bottiglie in degustazione, credit @TWM

“30 anni di Alfiera”

Proprio l’impegno di Emanuela, Antonella e Giovanna San Martino di San Germano firma la verticale “30 anni di Alfiera”, una degustazione di dieci annate di Alfiera, Barbera d’Asti DOCG Superiore (1993 1998 2001 2003 2005 2007 2011 2015 2017 2019), vino di grande struttura ed eleganza prodotto con uve Barbera in purezza, da un vigneto storico dell’azienda di circa 5 ha, impiantato nel ‘37  che, negli ultimi 30 anni è stato in parte espiantato e ristrutturato. “L’obiettivo dell’azienda è sempre stato la qualità. Stile è avere uve non surmature”- ha sottolineato l’enologo Olivero nella presentazione dell’evento. ”In 30 anni, specie l’ultimo decennio, l’andamento climatico è cambiato e, dunque, si è resa necessaria una gestione manuale sempre più difficile. La siccità è stata gestita rompendo i terreni a ridosso dei filari per consentire all’acqua di scendere in profondità. Avere vigneti molto disomogenei, implica attenzione massima, con campionature degli acini e degustazione in vigna”. Affinamento al 30% in barriques di rovere francese (Allier e Troncais), Alfiera è prodotta mediamente tra 12-16.000 bottiglie anno, a seconda delle rese e peculiarità di ogni singola vendemmia.

Orangerie, sala degustazione, credit@TWM

Note degustazione

Colore rosso rubino, profondo, scuro, tendente quasi al granato nell’invecchiamento, Alfiera dimostra la sua capacità evolutiva camaleontica nei profumi floreali di petali di rosa e di viola appassiti, di frutta rossa, con la dolcezza di mora e mirtillo croccanti, la carnosa acidità del lampone rosso, l’intensa piacevolezza amaricante del ribes nero, declinata, nell’incalzare temporale, tra varianti di marmellata e confettura, come l’annata 2015, avvolta da note fresche di resina boschiva e terziari intensi di tabacco e cacao o, la 2011 che, complice l’annata calda, si avvale di un ingresso più vorticoso, tra confettura di more, cuoio, alcolicità, tannini graffianti e chiusura dal sorso pieno, equilibrato e persistente.

Orangerie, degustazione, credit@TWM

E l’annata 2005 che stordisce per complessità e avvolgenza, già alla vista, con un bel rosso rubino scuro che, pigramente, gira nell’ampiezza del bicchiere, ascendendo in inebrianti profumi di fresche violette di bosco, morbida acidità fruttata di lamponi rossi, sentori floreali intensi di erica dalle calde note orientali che traghettano nella dolcezza speziata dell’anice stellato ed un finale avvolgente di liquirizia liquida. Il sorso è straordinariamente fresco, netto, pulito, con tannini presenti ma eleganti, una chiusura armonica ed equilibrata lungo una persistenza lunghissima, quasi infinita.

Anche l’annata 1998 rivela un profilo parimenti sorprendente, per freschezza di fiori blu, giacinto in primis, frutta rossa, ribes dalla spiccata piacevolezza acida, sorso freschissimo, tannino bilanciato e la chiusura armonica, dalla lunga persistenza. Il 1993 ha un bel rubino luminoso e ricorda un nebbiolo, un naso complesso che integra anche sentori di erbe officinali, note muffate di tartufo ed ematiche con fondo legnoso. Eppure il sorso è fresco, con acidità e tannino ben equilibrato e finale persistente.

Vini fortemente identitari, espressioni coerenti ed eleganti della Barbera d’Asti che, tempo e impronta stilistica riescono a modulare sul filo dell’eccellenza, nel segno di una rassicurante continuità .

www.marchesialfieri.it

Carmen Guerriero

 

Carmen Guerriero

(credit photo@Danila Atzeni)

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