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PICCOLI PESCI PELAGICI, RISORSA PREZIOSA DELLE COSTE ITALIANE

Sardine e acciughe, piccoli pesci denominati pelagici, da secoli costituiscono habitat ideale delle acque marine nel Mediterraneo e, in Campania. Una fondamentale riserva ittica per l'ecosistema della catena alimentare marina e per il sostentamento di intere generazioni di pescatori e delle loro famiglie.

Pesca, risorsa e sostegno di intere generazioni

Di quattro femmine nessuna ha sposato un pescatore” – così commenta Cristoforo, un vecchio pescatore intento a ricucire uno strappo nella rete (cianciolo) sul molo dell’antico borgo marinaro di Marina di Cassano, a Piano di Sorrento, in Costiera Sorrentina. Le mani sono rugose e ruvide, con le dita grosse, eppure scorrono veloci lungo le trame intrecciate della rete. “Sono ottantanni che faccio questo mestiere, ho iniziato a cinque anni. Era il mestiere di mio padre, di mio nonno, dei miei zii”.

Un rito atavico che si rinnova, di generazione in generazione, come una preziosa consuetudine, una sorta di “battesimo del mare” e inclusione nel clan familiare, a sottolineare l’importanza di una tradizione che trae forza e pazienza nella particolare vocazione di questo tratto costiero.

Cristoforo al suo cianciolo, Marina del Cassano, foto courtesy@TWM

Ciànciolo, o anche saccoléva è il nome che indica la rete da circuizione per la cattura di piccoli pesci pelagici di banco (pesce azzurro). Tradizionalmente, la pesca avviene nelle ore notturne,con la rete a cinquecento metri in un preciso tratto di mare. La luce forte di una lampada (lampara) attrae il banco di piccoli pesci che saltano inconsapevolmente all’interno della rete e restano imprigionati in una sorta di cerchio che la cianciola, l’imbarcazione, fa girandosi su se stessa. La risalita del saccoleva, colmo di piccoli pesci argentati guizzanti è uno spettacolo che affascina.

cianciola, tipica imbarcazione, credit@TWM

I clamori del turismo sono lontani. Un cielo plumbeo, un silenzio quasi irreale, rotto, di tanto in tanto, dai garriti striduli dei gabbiani e un vecchio pescatore, curvo sotto il peso degli anni a rammendare il suo cianciolo. Mi è venuto in mente il romanzo di Hemingway, “Il vecchio ed il mare”, la lotta quotidiana contro il mare, i suoi limiti, il suo essere umano. Una piega di memoria storica di questo tratto costiero della Campania, che è storia anche di tutti i porti del Mediterraneo. Cristoforo, come pochi altri pescatori superstiti della zona – “siamo rimasti in nemmeno dieci“- sottolinea non senza amarezza-, costituisce, col suo sapere e la sua esperienza, la preziosa memoria storica di questi incantevoli luoghi della Campania.

Una risorsa in pericolo

I motivi del progressivo abbandono e deterioramento di questa risorsa ittica sono diversi: la notevole contrazione del pescato fino al 33%, il surriscaldamento delle acque, la progressiva tropicalizzazione del Mediterraneo con specie estranee, si pensi alla recente invasione del granchio blu che, da nord a sud, sta danneggiando gravemente le attività di acquacoltura di tutta la Penisola , la forte pressione esercitata su questo stock da parte della pesca professionale nonché dei predatori naturali, come delfini, tonno rosso e pesce spada e, non ultimo, il disinteresse delle nuove generazioni, “attratte dai social e dal miraggio di lavori poco impegnativi e divertenti”.

A tanto si aggiunge l’aumento del costo del gasolio, balzato fino a 90 centesimi al litro; un nuovo regolamento più stringente sui controlli che impone l’obbligo di avere a bordo sistemi di monitoraggio elettronico a distanza, comprese le telecamere a circuito chiuso; il divieto del sistema di pesca a strascico, tradizionale per la pesca dei piccoli pelagici; il fermo pesca che restringe le aree di pesca, con tagli fino al 30% delle attuali. Sul punto, Coldiretti Impresapesca ha sottolineato che l’assetto del fermo pesca 2023 non risponde ancora in tutti gli areali alle esigenze delle aziende né a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è gran che migliorato nonostante gli sforzi e le restrizioni messe in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo circa il 33% delle unità da pesca e 18000 posti di lavoro. In tal modo, il fermo, anzicchè riuscire a tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti della vita, come nascita e accrescimento, rischia di tradursi in una mera restrizione dei tempi di pesca, misure già abusate dai regolamenti comunitari.

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Marina del Cassano, Piano di Sorrento, @TWM

Una tutela necessaria che coinvolge necessariamente anche la sostenibilità sociale, la tenuta dei territori costieri e la rete di economie circolari che, da sempre, ruotano intorno all’attività di pesca.  Specie in Campania, lo stock dei piccoli pelagici costituisce una delle risorse più importanti per l’intero territorio regionale(di fatto inserita nel programma nazionale del Piano di Gestione per la pesca “piccoli pelagici” in Campania – GSA 10 – 5.68 del PO FEAMP 2014/2020), a partire dal sostentamento familiare, all’indotto economico generato per pescatori, piccole cooperative ed imprese, soprattutto nel settore della trasformazione, della ristorazione, della pescaturismo e dell’ Ittiturismo, forma indipendente di turismo che  si traduce in una speciale accoglienza ed ospitalità dei pescatori e delle loro famiglie nei borghi costieri.

Dal mare alla tavola, un filo ininterrotto di cultura e di tradizioni locali.

La promozione e la valorizzazione delle risorse ittiche è strettamente connessa al patrimonio culturale e turistico del territorio. E religioso, come la devozione alla Madonna delle Grazie che affonda le sue radici in un tempo immemorabile. Affacciata sulla spiggia della Marina del Cassano, la cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, è da secoli il baluardo sicuro, l’abbraccio materno, il rifugio sereno dei pescatori che rientravano dalle batture di pesca. “Mi ha salvato tante volte quando ero in mare, da solo, e temevo di non riuscire a rientrare in porto”- ricorda, commosso, Cristoforo. Qui, sulla spiaggia, la prima domenica di Luglio si svolge la rituale processione, con l’allestimento floreale dell’altare, i fuochi pirotecnici e il gran pavese, fin dalla mattina presto, ai balconi e alle finestre, delle coperte più belle e dai ricami preziosi, nell’attesa del passaggio della Processione.

Nella piazzetta di Sorrento, Bob Cook Fish è la trattoria di mare nata dalla collaborazione di Angelo Celentano, Franco Apreda ed Eugenio Gargiulo, dopo le esperienze dei due ristoranti sorrentini di Bagni Sant’Anna e Ristorante Tasso. Il design del locale e degli arredi è coerente all’arte marinara, naturale vocazione di queste terre ed alla semplicità della tradizione locale che verte su un’ampia offerta di piatti ricchi di sapore e di storia popolare, dove l’eccellenza delle materie prime era condizione essenziale per la riuscita.

pesce spada di sei mesi, con pomodorini@TWM

Qui il punto di forza è il pescato freschissimo locale (piccoli pelagici) dell’attigua storica pescheria GE.RO.SA. di Giuseppe Gargiulo detto, appunto, Bob, che produce e vende in sede  anche semilavorati in scatola, come sugo di totani e sugo di Genovese di tonno, prodotti che provengono dalla trasformazione in aziende specializzate a Messina. Una piccola azienda di famiglia, un miracolo di economia domestica, dove la maggior parte dei membri, dai figli ai giovani nipoti, lavora con passione e dedizione.

I sensi di un’arte preziosa.

@Riproduzione riservata

Carmen Guerriero

 

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