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CAMMINI DI SAN FRANCESCO CARACCIOLO. UNA NAPOLI INEDITA E SORPRENDENTE

ltinerario caracciolino tra i vicoli meno battuti del centro antico di Napoli, saperi e sapori anche di una gastronomia senza equali: quella dei mitici Monsù

di Sara Iannaccone

Parte dalla splendida città di Napoli il progetto di slow tourism “Cammino di San Francesco Caracciolo” (patrono dei cuochi), per promuovere un tipo di turismo lento ed esperienziale in quattro regioni italiane. Un percorso che si snoda in 550 km di paesaggi, persone, folklore, storia, cultura ed enogastronomia, dalle Marche alla Campania, passando per l’Abruzzo ed il Molise, tra luoghi dove San Francesco Caracciolo passò o visse.

Un progetto che è sopratutto un’opportunità di valorizzare il grande patrimonio paesaggistico, artistico e culturale italiano dei piccoli borghi, con le storie, tradizioni, arte, anche gastronomica, ricordando che il Santo è anche il patrono dei cuochi.

Nella primavera del 1608, sulla via del ritorno dopo essere stato in pellegrinaggio al Santuario di Loreto (Marche) e dopo essere passato per Villa Santa Maria in Abruzzo (la patria dei cuochi) a salutare i suoi familiari, Padre Francesco Caracciolo giunse ad Agnone (Molise): qui, nel convento dei padri dell’Oratorio di San Filippo Neri dove era stato accolto, fu preso da febbri violente e dopo pochi giorni, il 4 giugno, morì già in odore di santità. Il suo corpo venne portato a Napoli (Campania), culla dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori, ma gli agnonesi trattennero il suo cuore, che venne nascosto nella chiesa del convento, dove si dice si trovi ancora oggi.

Il primo itinerario svoltosi sabato scorso, dal titolo “Da Porta San Gennaro al Bosco di Capodimonte” ha offerto spunti di scoperta e suggestione partendo dall’antichissimo Borgo dei Vergini,  storico quartiere cittadino che meglio di qualsiasi altro racconta una fondamentale pagina evolutiva di Napoli.

L’area del borgo era, in origine, sacra e cimiteriale, prediletta dagli uomini di fede che, al pari dei monaci greci del Monte Athos, si stabilirono qui per fare vita ritirata ed in solitudine.
Chiamati per la loro “purezza” vergini, il borgo, nel tempo, ne assunse il nome, diventando quartiene prediletto dalle famiglie aristocratiche della città che qui costruirono sontuosi palazzi, anche per offrire ristoro e sosta al Re Ferdinando di Borbone di rientro in città.
Un luogo prediletto anche dal Clero che lo scelse per costruirvi Chiese e Conventi, vere e proprie cittadelle consacrate, come la chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini (o Misericordiella), proprio all’ingresso al Borgo dei Vergini, all’altezza di Porta San Gennaro, la cui edificazione risale certamente al 1358.
Qui, nel 1532, si ebbe la prima edificazione di un ospizio per sacerdoti indigenti, ad opera del sacerdote Benedetto Tizzone e del conte d’Oppido, Giovanni Antonio Caracciolo, antenato del Santo.
Un itinerario ricco, prezioso e poco conosciuto che ha il pregio di mettere in luce, attraverso i cammini di San Francesco Caracciolo, secoli di storia e di tradizioni di una città e del suo popolo.
Nel percorso di due ore , dal Borgo dei Vergini a Capodimente, si snodano, passo dopo passo, leggende popolari, fatti storici poco conosciuti, portoni con giardini e orti segreti, scorci urbani inattesi, densi di umore popolare e pregni di odori tradizionali, come l’iconico ragù napoletano della domenica, messo a “pippiare” (cuocere lentamente) per ore, il giorno prima per il pranzo della domenica.
Si attraversano vicoli incastonati negli imponenti fianchi tufacei del ventre cittadino, presepi di scempio urbanistico stratificato nei secoli, costellato di antiche chiese, edicole votive alla Madonna, con i racconti di arcaiche usanze e rituali religiosi ancor oggi fortemente praticati nelle festività.
Su tutto, lo spettacolo del gran pavese festoso e colorato di panni stesi al sole.
Per maggiori info sul Cammino: www.camminodisanfrancescocaracciolo.com

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