Travel Wine Magazine

Cerca

FERRARIS AGRICOLA: 60 ANNI DI RUCHÈ

Lo scorso 10 giugno siamo stati a Castagnole Monferrato per festeggiare, assieme a Luca Ferraris, 60 anni di storia legata all’omonima azienda. Tappa obbligata al Museo del Ruchè e verticale dedicata al Vigna del Parroco.

di Andrea Li Calzi

LUCA FERRARIS

Luca Ferraris@A.Li Calzi-TWM

Luca Ferraris, oggi al timone dell’azienda omonima la cui sede è ubicata a Castagnole Monferrato (AT), è un produttore vitivinicolo istrionico che nel corso degli anni ha saputo dimostrare tutta la caparbietà del carattere monferrino. Lo conosco ormai da diversi anni e l’ho sempre considerato l’uomo del Ruchè”, non soltanto perché fino a qualche mese fa ha ricoperto il ruolo di presidente dell’omonima associazione, ma perché a mio avviso è colui che più di tutti ha creduto, sin dal principio, alle potenzialità della cultivar sopracitata.

Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Agrario, il nostro protagonista sceglie di sviluppare, e in parte recuperare, l’azienda storica di famiglia fortemente voluta dalla bisnonna Teresa, perché affascinato dalla terra e dai luoghi dov’è nato e cresciuto. A cavallo del nuovo millennio, attorno al 2000 per la precisione, Moscato e Barbera rappresentavano i due assi nella manica del Monferrato; vendere e produrre qualsiasi altro vino era impresa eccezionale, parafrasando il mitico Lucio Dalla.

Luca, al contrario, sceglie di dedicarsi sin dal principio al ruchè: cultivar misteriosa, affascinante, radicata nella tradizione monferrina tanto quanto gli altri vitigni già citati. Un vino tornato alla ribalta attorno agli anni Settanta grazie all’impegno di Don Giacomo Cauda, stimato sacerdote di Castagnole Monferrato che da queste uve produceva il celebre “Vino del Parroco”. Come spesso accade quando si compiono azioni in parte visionarie, non tutto è rosa e fiori. Luca si accorge subito che il ruchè è un’uva ardua da coltivare: tendenzialmente vigorosa, richiede attenzioni continue e molte ore di lavoro in vigna, sfogliature ragionate, diversi diradamenti e un monitoraggio continuo nella stagione vegetativa.

Quando parlavo di caparbietà tipica monferrina alludevo a tutto ciò: il nostro protagonista si rimbocca le maniche e con tenacia, e grande visione d’insieme, comincia a studiare il modo di giungere al traguardo. Sperimenta una viticoltura ragionata e di precisione, affinché il proprio Ruchè di Castagnole Monferrato possa competere con tutti i più grandi vini rossi piemontesi, senza peraltro modificarne l’essenza. Ma il valore aggiunto che ancor oggi gli viene riconosciuto è l’impegno nella commercializzazione del suddetto vino, diventando presto un grande motivatore tanto per i suoi, quanto per i colleghi che affrontano la stessa sfida. Gira l’Italia e l’estero portando sempre con sé le bottiglie giuste da far assaggiare. L’azienda cresce in fretta e dalle 10.000 bottiglie dell’annata 2001 si passa nel giro di tre anni a produrne 60.000. Oggi Ferraris possiede 34 ettari di vigneti di proprietà.

LA STORIA DELL’AZIENDA

Teresa, bisnonna di Luca, nel 1921 acquista una casa in Via al Castello a Castagnole Monferrato, attuale sede del museo del vino Ferraris. Abbiamo avuto il piacere di visitarlo in occasione dei 60 anni dell’azienda omonima. Un luogo magico dove è possibile immergersi in un’atmosfera davvero d’altri tempi.

vigneti Ferraris@@A.Li Calzi-TWM

Tappa obbligata a mio avviso per tutti coloro che vogliono conoscere questo piccolo e pregiato angolo piemontese in provincia di Asti. L’acquisto della casa fu reso possibile grazie alla tenacia del marito di Teresa, partito per l’America alla ricerca dell’oro durante la “Golden rush” in California. Trascorsi appena due anni Martino, il nonno di Luca, compra il classico casot (casolare rurale piemontese), ubicato nel pieno centro di un appezzamento di 40.000 mq. Ancor oggi da queste parti è possibile ammirare uno dei vigneti più rappresentativi del territorio.

Panorama vigneti Ferraris@A.Li Calzi-TWM

Viticoltore appassionato e sopraffino, impianta le prime barbatelle e inizia a vinificare e commercializzare il vino sfuso; la prassi per quell’epoca. Ma quant’è dura la vita nei campi, lo sappiamo bene: richiede sacrifici e spesso non garantisce una rendita sicura. A tal proposito Luigi, il figlio di Martino, continua la tradizione familiare pur senza farla diventare un vero e proprio lavoro. Ricordiamo ai più che erano gli anni del pieno sviluppo industriale. Epoca che garantiva uno stipendio sicuro, talvolta ben remunerato, e soprattutto lontano dai mille capricci di madre natura. Sceglie dunque di trasferirsi a Torino e lavorare in città, garantendo così ai figli un futuro più agiato. La storia oggi continua grazie all’impegno di Luca Ferraris.

ASSOCIAZIONE PRODUTTORI DEL RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO DOCG

L’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato Docg è nata nel 2015 anche se ha svolto informalmente specifiche attività di promozione dal 2001. Oggi conta 22 aziende, all’incirca il 90% della denominazione. Quest’ultima comprendere sette comuni dell’astigiano: Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi ed è inclusa nel novero delle denominazioni del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. L’ottenimento della Doc risale al 1987, un successo conseguito grazie al costante impegno dei produttori e dell’allora sindaco di Castagnole Monferrato, Lidia Bianco, mancata circa due anni fa. Il territorio ha ottenuto la Docg nel 2010, oggi la produzione si attesta attorno a 1.200.000 bottiglie.

Museo del Ruchè@A.Li Calzi-TWM

L’UVA RUCHÈ E IL SUO TERRITORIO

Il ruchè è una varietà semi aromatica, a base terpenica, che deriva da un incrocio tra la croatina e la malvasia aromatica di Parma. Quest’ultima, ormai estinta, ha conferito l’assenza di tomentosità della foglia e l’inconfondibile aroma. Il grappolo a maturità è grande o medio grande, con le ali e cilindrico. L’acino è di colore nero blu, piuttosto piccolo, con buccia pruinosa e un sapore leggermente aromatico; durante la vinificazione esprime al meglio i propri aromi. L’uva è ricca di polifenoli, in particolare tannini, e a maturazione presenta un notevole accumulo di zuccheri. Parte del successo del Ruchè lo si deve al proprio territorio. Un paesaggio ricco di biodiversità che ancor oggi è possibile ammirare passeggiando semplicemente tra i filari. La vista si perde considerando l’alternarsi dei vigneti, noccioleti, boschi e frutteti, un quadro di struggente bellezza.

panorama dal @A.Li Calzi-TWM

Le colline si estendono tra il Tanaro e il fiume Po. I suoli, originatisi durante il Miocene, sono costituiti da marne e in alcuni versanti si fanno sabbiosi e argillosi, altresì ricchi di fossili: segno dell’ancestrale presenza del mare. Il tufo è un altro degli elementi che caratterizza enormemente questo territorio, visibile anche all’interno del museo Ferraris ottenuto in un caratteristico infernot; ovvero un piccolo locale scavato nella roccia per la creazione, in epoche passate, di naturali cantine a uso domestico. Il clima da queste parti è influenzato sia dal mare che dalle Alpi: una sorta di naturale semicerchio costituito da montagne, ripara le colline dal freddo che proviene da nord ed ovest e dalle perturbazioni, la cui piovosità annuale raggiunge circa 600-700 millimetri. Gli inverni sono piuttosto miti, considerando la latitudine, con minime di pochi gradi sottozero. Le nevicate sono modeste.

la panchina gigante del Chiringuito del Ruchè,aperitivi in collina, Ferraris@A.Li Calzi-TWM

LA VERTICALE

Luca Ferraris ha deciso di lanciare sul mercato una verticale del suo ormai noto Ruchè di Castagnole Monferrato Vigna del Parroco, contenuta all’interno di un’elegante cassetta di legno. Abbiamo avuto la possibilità di degustare le quattro annate per comprendere le potenzialità del vino in questione. Quest’ultimo prende il nome dal piccolo vigneto vicino alla Chiesa di Castagnole Monferrato, piantato da colui che ancor oggi viene considerato il padre del Ruchè. Alludo a Don Giacomo Cauda, il parroco del paese, che nel 1964, fu il primo a crederne alle sue potenzialità e a vinificarlo in purezza.

verticale di annate 2020-2019-2018 e 2017 in degustazione@A.Li Calzi-TWM

Le uve di questo importante rosso piemontese provengono dalla prima vigna mai piantata interamente a Ruchè, dunque la più vecchia, altresì considerata unico cru esistente nella denominazione. La fermentazione alcolica avviene a temperatura controllata con rimontaggi, come da tradizione, la malolattica 80% in acciaio – 20% in tonneaux. Riguardo l’affinamento quest’ultima percentuale di massa affina nel medesimo contenitore di legno, il resto sempre in acciaio. Altri sei mesi in bottiglia ed è pronto per la messa in vendita.

annata 2020@A.Li Calzi-TWM

RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO VIGNA DEL PARROCO 2020

Rubino-granata, tonalità calda, profonda.

Intenso al naso mediante note floreali fresche che ricordano la rosa rossa e il geranio selvatico; la spezia è suadente e richiama la noce moscata, il chiodo di garofano unite al dolce croccante di mandorla; suggestione di pesca matura e una lieve percezione vegetale in chiusura.

Lungo, sapido, potente e di buona freschezza; tornano il frutto e la spezia anche a livello di retronasale.

 

annata 2019@A.Li Calzi-TWM

RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO VIGNA DEL PARROCO 2019

Granata-rubino, caldo, profondo. Buon estratto. Naso “caleiodoscopico”, stupendo, nel suo essere lieve e al contempo ricco di sfumature.

Nell’ordine: pesca matura, ciliegia e frutti rossi acerbi, rosa ed erbe officinali; grafite e terriccio umido chiudono il quadro olfattivo.

Ma il vero asso nella manica si cela al palato, grazie ad un andirivieni di sensazioni acide e sapide perfettamente bilanciate e un finale lungo, penetrante, privo di alcol percepito. Un vino grandioso. Il migliore della verticale a mio avviso.

annata 2018@A.Li Calzi-TWM

RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO VIGNA DEL PARROCO 2018

Rubino vivace, tonalità vibrante. Un bel naso arioso e ricco di spunti floreali alla pinot noir per intenderci, ma c’è di più: tè nero, cola e cosmesi, grafite e pepe verde.

Ne assaggio un sorso e la rotondità, in questo caso, conquista la scena, seguita a ruota da un’ondata di freschezza travolgente; occorre sottolineare che il vino sconta un corpo e una profondità leggermente inferiori rispetto ai campioni precedenti.

L’annata si fa sentire.

 

annata 2017@A.Li Calzi-TWM

RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO VIGNA DEL PARROCO 2017

Rubino caldo, profondo, unghia mattone. Buona consistenza.

Al naso l’esordio è nettamente speziato, ricorda gli aromi dei dolci natalizi; ben presto frutti neri maturi, grafite, spezie orientali, tabacco e liquirizia.

Palato ricco di estratto, sapidità travolgente e un finale orientato sul frutto maturo non privo di freschezza e profondità. Ha ancora un bel po’ di strada da fare. Staremo a vedere.

 

@Riproduzione riservata

Andrea LI CALZI

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000.
Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021  ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore.

 

 

 

News

Attualità

I nostri sponsor

I nostri partner