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LE GRANDS JOURS DE BOURGOGNE

Un viaggio nella splendida regione della Borgogna, tra 32.254 ettari di vigneto, vini leggendari, castelli e monasteri medievali ed una gastronomia deliziosa, tutta da scoprire!

di Liliana Savioli

A grandi passi se ne sta andando l’eco di Vinitaly e le solite, vecchie e antipatiche polemiche continuano ad imperversare. Allora ripenso all’esperienza appena fatta in Borgogna. Sono stata accreditata, si tutti accreditati pertanto nessun biglietto, come altre 2.600 persone da tutto il mondo. Hanno fatto una scelta chiara.

vigneti lungo la Cote d’Or, Borgogna@L.Savioli-TWM

Tutta la regione della Borgogna  con i suoi 32.254 ettari di vigneto, invita gratuitamente gli operatori del settore, quelli veri.

Bayers internazionali, sommelier che lavorano in ristoranti blasonati, ristoratori con carta dei vini internazionale e solo il 5% di giornalisti (130) arrivati da 27 differenti nazioni e che scrivano di vini internazionali. La selezione è rigorosissima, giustamente. I servizi offerti sono molteplici.

In 13 location diverse c’è la possibilità di degustare, con la presenza di 970 proprietari di cantine, ben 6.000 vini Borgognoni. Praticamente tutta la produzione dell’ultimo anno in commercio, e molta dell’anno precedente.

Ogni giorno un catering diverso sfama la moltitudine di persone presenti alle degustazioni.

Una serie ininterrotta di pulmini collega la cittadina di Beaune ai vari siti, decine di migliaia di bicchieri puliti vengono consegnati come pure le sputacchiere individuali. Insomma una macchina organizzativa immensa e ben rodata che ogni 2 anni permette, gratuitamente, agli interessati di capire, studiare, acquistare, godere dei vini Borgognoni.

E io per la terza volta ho avuto il privilegio di far parte di questa schiera di appassionati.

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E COSA HO CAPITO QUESTA VOLTA?

Che il mito della Borgogna uguale Pinot Nero e qualche cosa di Chardonnay e un non nulla di Aligotè signori miei è finito!!

Negli ultimi 10 anni (2013/2023) a fronte di un aumento di 3.616 ettari (da 28.638 a 32.254) si è arrivati a un aumento di produzione decisamente importante + 638.168 ettolitri ( da 1.261.30 a 1.899.798 ettolitri) di cui il 60% di vini bianchi, il 27 % di Vini rossi e rosati e ben il 13 %di Créman de Bourgogne (dati gentilmente forniti dalla segreteria della manifestazione e da me elaborati).

Sicuramente questo aumento non tocca le aree più vocate e blasonate (infatti la AOC Régionale Macon rappresenta il 34% della produzione e seguita a ruota da Chablis ) ma c’è da fare una riflessione anche per quel che riguarda i prezzi che si dividono in 2 grandi filoni.

viti, particolare, Cote d’Or, Borgogna@L.Savioli-TWM

Uno zoccolo duro e molto ampio di vini a prezzi modici dai 20 euro in su fino ad arrivare a cifre che superano i 1.500 euro senza tanti problemi. Ottimi invece i prezzi per i  Crèman de Borgogne a fronte di una qualità veramente in salita.

Purtroppo anche per i vini della Borgogna l’export non ha fatto faville. In discesa su quasi tutti i mercati come numero di bottiglie ma non sui valori.

Noi Italiani siamo tra i pochi paesi a non aver il segno negativo. Ma basta parlar di numeri e cifre.

COME SONO I VINI DEL 2022 IN BORGOGNA? 

Sono dei vini in divenire, l’annata è stata ottima e saranno vini che dureranno nel tempo. Interessante è stata la degustazione che molti produttori hanno presentato, cioè della stessa denominazione i Village, i gran Cru e i premier Cru  portano ad un aumento esponenziale della “freschezza” (intesa come sensazione acida).

LA QUALITÀ STA NELL’ACIDITÀ ALLORA?

Si, ma non solo. I corpi, ad aumentare di pregevolezza, si irrobustiscono con eleganza, la muscolarità si fa più netta senza eccedere, le fibre si allungano, la persistenza aumenta facendoti fare voli pindarici e evocando ricordi che credevi sopiti. Ovviamente, il tutto viene ampliato nelle denominazioni più “nobili” (abbiamo adorato parecchi Batard Montrachet).

Quest’anno abbiamo partecipato ad un gradito anniversario. I 30 anni della denominazione Auxerre. Una splendida cittadina a 20 chilometri da Chablis dove si coltiva principalmente chardonnay e Sauvignon. E’ stato veramente un inizio piacevole in un’atmosfera magica (all’interno di un convento) con una trentina di piccoli produttori che ci hanno deliziato con vini piacevoli, sinceri e estremamente territoriali.

Il Castello del Clos de Vougeot, @L.Savioli-TWM

E poi partendo da Chablis è stato tutto un gran divertimento con centinaia di assaggi e incontri e passeggiate e castelli e pranzi e cene e risate e studio e discussioni e scoperte. Aver avuto poi la possibilità di accedere al Castello del Clos de Vougeot e aver potuto degustare decine di Clos de Vougeot, Echezeaux, Grands Echezeaux, La Grande Rue, La Romanée, Richebourg, Romanée-Saint-Vivant e Vosne-Romanée, dobbiamo ammetterlo, è stato amore infinito.

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installazione, Cité del Climats & Vins, Borgogna@L.Savioli-TWM

Ma anche visitare la Cité del Climats & Vins non è stato tempo perso, anzi.

Una costruzione avveniristica con all’interno la possibilità, anche alla persona più sprovveduta o ai bambini, di entrare nel magico mondo del vino borgognone. Molto interattivo, coinvolgendo tutti i sensi.

Che dire… sarebbe bello ci fosse una manifestazione così impostata anche in Italia, ma bisogna essere coesi e con le idee chiare sullo scopo da raggiungere.

Difficile con la nostra ricerca dell’individualità. Ma le vie del Signore sono infinite, chissà che il miracolo possa accadere.

@Riproduzione riservata

(In copertina, Chateau de Vougeot, corte interna, credit@TWM)
www.grands-jours-bourgogne.fr
Liliana Savioli
Giornalista, Padovana DOC, Sommelier, esperto degustatore internazionale e docente, fa parte dell’Associazione ACAUD  in qualità di sensorialista.
Cavaliere della Vitovska e Ambasciatrice del Festival Internazionale delle Malvasia di Portorose.
Partecipa regolarmente alle commissioni per la determinazione delle DOC E DOCG del FVG. Collaborazione con Riviste di settore anche come delegata regionale del FVG.