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VALLE DEL VIPACCO, SLOVENIA DA SCOPRIRE, DA MANGIARE E, SOPRATTUTTO, DA BERE

Cosa centra una borsetta anni ’50 con la Valle del Vipacco (Slo)? Questa borsetta raccoglie tante storie. Le storie delle Alessandrinke.

Le storie delle Alessandrinke.
Marjan Tomšič, scrittore sloveno, così le definisce “Un intero secolo le slovene andavano in Egitto come balie, bambinaie, cuoche, governanti, sarte … e con il loro guadagno salvavano le loro famiglie e le fattorie dalla rovina. Negli anni tra il 1860 ed il 1960 migliaia di donne e madri si guadagnavano da vivere in Egitto, assistite durante tutto questo tempo in modo altruistico dalle Suore Scolastiche Francescane di Cristo Re ad Alessandria ed al Cairo” . Gran parte delle Alessandrinke provenivano dal paese di Prvacina la prima tappa del Wiene Trinepartito dal Nova Gorica . Siamo all’inizio della Valle del Vipacco, a 2 passi dall’Italia.

credit@L.Savioli-TWM

Una valle tutta da scoprire, da mangiare ma soprattutto da bere.
Le Alessandrinke sono stata la scoperta del giorno, 5 splendide signore in abiti d’epoca ci hanno atteso alla fermata del treno per raccontarci la loro storia, una storia di immigrazione, di sacrifici, di lontananza, di tristezza ma anche di gran forza di volontà e di coraggio. Attraversare, a quell’epoca, terre e mari per andare a far la balia da latte o la dama di compagnia lasciando a casa la famiglia e i figli piccoli non era una cosa da poco. Ma servivano i soldi e con i loro guadagni riuscivano a salvare le famiglie. Ad Alessandria d’Egitto era un vanto per le famiglie abbienti avere una tata di bel aspetto e ben vestita e le donne Goriziane erano molto ricercate.

Lasciate, a malincuore, le dolci Allessandrinke fatti 2 passi ci siamo ritrovati all’interno dell’ azienda di Borut Leban e anche qui un’altra sorpresa. Anche se proviene da tutt’altro lavoro e pertanto di nuova generazione, si sta facendo strada nella produzione di vini biologici in anfore interrate. Il costante impegno nel migliorare conoscenza ed esperienza nel campo della produzione classica del vino, tramandatagli dal padre Vili, lo porta verso nuove mete, cioè verso la produzione di bianchi macerati chiamati anche orangewien. E ci conferma che tutto parte dalla vigna infatti è certificato Demeter, la certificazione dei vini prodotti da uve coltivate in maniera biodinamica. Ottimo il suo Pinot grigio macerato. Ha proprio il colore dell’uva che non è né bianca né rossa. E’ il colore del rame nuovo, come dovrebbero essere tutti i pinot grigi ( vedi copertina , credit@L.Savioli-TWM). Ottimi i sentori freschi e croccanti, nessuna ossidazione né acetiche varie. Pulitissimo e veramente di grande bevibilità.

credit@L.Savioli-TWM

Da tenere in considerazione anche i vini di Vina Colja sia la sua Penina(spumante) di Klarnica che quello di Chardonnay ma anche le due “signorine” della Valle del Vipacco, Pinela e Zelen. Klarnica, Pinelae Zelen sono tre uve autoctone di questa valle baciata da Dio. Lo Zelen è il “Vino verde” che cresce nell’alta valle ed è sensibile al gelo e alla bora che da quelle parti soffia abbondantemente. Sua sorella Pinela la bora la sopporta bene ma non è troppo rigogliosae matura mediamente tardi. La Klarnica dona vini bianchi aromatici e corposi con un sottile aroma di fragola e viene di solito utilizzata per produrre spumanti come in questo caso. Comunque coltivare queste vecchie varietà autoctone non è facile né economicamente produttivo e dobbiamo ringraziare i viticoltori come i Colja se ancora oggi possiamo degustare queste chicche.

credit@L.Savioli-TWM

Altro giro altra corsa per andare a visitare il castello medievale di Rihemberk, uno dei più grandi della Slovenia,con i suoi castellani che ci hanno fatto conoscere i loro amici pipistrelli e le storie legate al castello, ancora in fase di restauro, ma che gode di un panorama da urlo.

Ultima tappa del Tour presso la Kmetja Basa a Dornberk a conoscere a fondo i terroir della Valle del Vipacco con il Flysch di vari impasti e marne eoceniche, con i suoi venti ed esposizioni e anche ultimo, ma non per importanza, il lavoro dell’uomo nel creare le terrazze per produrre uva, ciliegie, fichi e verdura nelle pendici che porta in valle.

credit@L.Savioli-TWM

Ma non è stato facile seguire le dotte spiegazioni perché eravamo avvolti dai sentori di prosciutti crudi tagliati a mano, di minestra calda di Jota, di risotto con gli asparagi selvatici (cucinato in diretta dalla famiglia Cebron), di ravioli ripieni di polenta e prosciutto (questi ce li ha fatti apposta per noi lo chef Matjaz Sinigoi del Perla Resort & Entertainment di Nova Gorica del gruppo Hit, e di una Gibanica della valle del Vipacco che ci ha fatto svenire prodotta dall’Osteria Branik. Il tutto irrorato dai vini di Kraljic e Bisjak e Barkola.
Insomma, la Valle del Vipacco è una valle da scoprire, da mangiare e soprattutto da bere!

Liliana Savioli

Liliana Savioli

Giornalista, Padovana DOC, Sommelier, esperto degustatore internazionale e docente, fa parte dell’Associazione ACAUD  in qualità di sensorialista. Cavaliere della Vitovska e Ambasciatrice del Festival Internazionale delle Malvasia di Portorose. Partecipa regolarmente alle commissioni per la determinazione delle DOC E DOCG del FVG. Collaborazione con Riviste di settore anche come delegata regionale del FVG

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