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CASCINA CASTLET, MARIUCCIA BORIO: DI TERRA, DI ROSE E DI LEGGIADRA CAPARBIETA’

Maria Borio, per tutti “Mariuccia”, è alla guida di Cascina Castlèt, azienda vitivinicola piemontese che rimodula, in chiave originale, creativa e molto individuale, il mantra del legame con terra e natura per regalare al vino anche una mission onirica.

IL TERRITORIO

A Costigliole d’Asti, nelle pieghe delle splendide colline del Monferrato, dal 2014 Patrimonio Unesco, si estendono i vigneti di Cascina Castlèt, azienda vitivinicola che da secoli ha fatto del legame con terra e natura il proprio carattere distintivo. Qui, da secoli la viticoltura è il fil rouge di paesaggi armoniosi, di borghi di pietra, antichi manieri, ma anche storie di fatica contadina, tradizioni e passioni di generazioni di agricoltori che hanno costruito la reputazione e l’economia di questo territorio.

Le rose ed i vigneti innevati, Cascina Caslet, credit@Franco Bello

LE ORIGINI

31 ettari di vigneti baciati dal sole corrono tutti intorno all’azienda, srotolando teorie di filari lungo il profilo dolce delle colline, a circa trecento metri sul livello del mare. Cascina Castlèt, sin dal 1700 appartiene da generazioni alla famiglia Borio che, nel corso dei secoli, ha sempre mantenuto un forte legame con la terra, continuando a coltivare le viti con metodi tradizionali nel rispetto dell’ambiente e del territorio. Dagli anni ‘70 Maria Borio, per tutti “Mariuccia”, è alla guida dell’azienda, che ha ripensato in una chiave originale, creativa e molto individuale.

Cantina Cascina Caslet, credit@C. Guerriero-TWM

E’ così che l’azienda è diventata un progetto in continua evoluzione, dove il concetto di “cose belle, cose buone, cose che fanno sognare” è la chiave di volta di molteplici letture che si estendono dalle originali etichette delle bottiglie, ai nomi evocatori, Passum, Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline, alle storie segrete sottese, allo stile unico di un profilo enologico che è la peculiarità ed il vanto dell’azienda.

LE SCELTE

Al centro di tutto c’è il rispetto per l’ambiente e per chi lavora. Il rapporto con le vigne è quasi antropomorfo, tant’è che ognuna ha il suo nome e viene curata e visitata con amore quotidianamente. Lungo la strada che porta a Cascina Castlet si intravedono dei nidi artificiali installati nel 1995 su pali della luce e su quelli della vigna. Sono parte di un progetto didattico di educazione ambientale e rispetto della terra, degli alberi e degli animali, realizzato con gli studenti dell’Istituto Agrario Penna di Asti, coordinati dagli insegnanti, con una cartellonistica diffusa che racconta la vita tra i filari, dagli animali (ricci, uccelli, lepri, insetti) agli alberi (gelsi, ciliegi, roveri), dall’importanza della biodiversità alle architetture del paesaggio rurale, con ciabot e cappelle votive.

vigneti innevati, Cascina Caslet, credit@Franco Bello

Barbera, Moscato e Uvalino, un’antico vitigno recuperato da Maria negli anni 90 ed oggetto di un importante progetto, ma anche Cabernet Sauvignon e Chardonnay, sono tra i vitigni più espressivi ed identitari di questi luoghi che affinano in grandi botti di rovere da 34 ettolitri nella cantina dai “muri di pietra”, contraltare di quella moderna, dove si trovano barriques giovani. In alto, una sorta di attico è adibita all’appassimento degli acini di un’uva rara, di antica memoria, tradizionalmente prodotta per omaggiare personaggi della comunità, come il parroco, il medico o da bere in circostanze speciali.

UVALINO, IL VITIGNO DIMENTICATO

Nei racconti degli anziani si ritrova la memoria dell’Uvalino, un vitigno autoctono locale, dalle uve rosse, vendemmiate per ultimo e beccate dagli uccellini, quasi scomparso, noto per il vino raro che si ricavava. Ricerche condotte in tandem all’Università, hanno evidenziato la sua presenza fin dall’800 in Astesana, antico territorio famoso per la produzione di vini, spumanti e grappe, che attraversa 52 comuni tra il Monferrato e le Langhe. A Costigliole d’Asti, fino a cinquant’anni fa, ogni azienda ne coltivava qualche filare, anche per la credenza delle sue proprietà taumaturgiche.

Uceline, Rosso 2015 doc, Uvalino 100%, Cascina Caslet, credit@C. Guerriero-TWM

Mariuccia Borio ha introdotto l’uvalino nel vigneto sperimentale, dov’è stato sottoposto ad una rigorosa ricerca scientifica e agronomica per recupero e conservazione. Intenso, suadente di frutta rossa matura, spezie calde, secco, acidità ben equilibrata con un tannino definito, l’Uvalino è un vino particolare, quanto più matura, evolvendo in una lunga persistenza aromatica. L’etichetta,”Uceline”, un omaggio all’antico nome, evoca l’eleganza del volo degli uccelli tra i filari, sulle colline di Costigliole.

AVIÉ

C’è tutta la grazia femminile in questa etichetta di Moscato bianco del Piemonte, già noto in epoca romana, frutto di un lungo appassimento delle uve ed un’attesa di molti anni di affinamento in bottiglia. Un vino passito che le bassissime rese rendono raro e prezioso, come l’oro serigrafato sull’etichetta della bottiglia, l’impronta dorata di una mano di donna, tributo all’operosa, paziente ed instancabile manualità del lavoro femminile. Profumi suadenti e aromaticità intensa di albicocche secche, miele di tiglio, fiori di ginestra, zafferano, melissa, origano bianco. Dolcezza ben bilanciata dall’acidità con un sorso secco, caldo, armonioso, modulato in un elegante diaframma aromatico cangiante, man mano che evolve nell’ampiezza del calice.

vigneti innevati, Cascina Caslet, credit@Franco Bello

Un vino da meditazione o, meglio, da “veglia” , che in dialetto astigiano è chiamata proprio Avié, ad evocare le lunghe e fredde serate invernali, in cui i contadini, tutti insieme, usavano ritrovarsi nel caldo tepore della stalla per raccontare frammenti di vita quotidiana e fiabe ai piccoli. Tradizioni serene, segno di un tempo fatto di cose semplici, ma di immenso valore.

(In copertina, Mariuccia Borio, Cascina Castlèt, @credit@2022C.Guerriero-TWM)

Carmen Guerriero

 

Carmen Guerriero con Mariuccia Borio, Cascina Castlèt, @credit@2022C.Guerriero-TWM

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