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CASTELFRANCO VENETO, VIAGGIO NELLA BELLEZZA CHE NON T’ASPETTI

Nella splendida campagna trevigiana, Castelfranco Veneto è uno scrigno di tesori. Città d'Arte, vanta un importante patrimonio storico, artistico, architettonico e naturalistico. Il centro cittadino è' un dedalo di vicoli, strade e piazze, dove scoprire palazzi affrescati, chiese ed antichi conventi. Senza dimenticare i ristoranti tipici, con piatti e prelibatezze tradizionali, su tutte ‘il fiore che si mangia’, il pregiato Radicchio Variegato di Castelfranco

di Liliana Savioli

 

Ciao Liliana, Ben tornata”

Hey ciao, si, finalmente sono a casa.

Dove sei stata tutto questo tempo?”

In giro per lavoro, ma mi son divertita parecchio. Prima a Summa in Alto Adige, poi a Vinitaly a Verona, ancora dei giorni a Padova e poi 3 giorni stupendi a Castelfranco Veneto.

“A Castelfranco Veneto cosa ci sei andata a fare? Non c’è mare, né montagna, né lago né vigne? E ti sei pure divertita? Racconta dai. “

E’ vero non c’è il mare né la montagna né lago né vigne ma ci sono storie, tante, tantissime storie bellissime da ascoltare, da vedere, da assaporare, da gustare. Insomma, uno scrigno pieno di tesori poco conosciuti che ti riempiono il cuore, la mente e la pancia di cose splendide. Sai che a me piacciono le piccole chicche, mi piace scoprirle e me ne innamoro.

dettaglio affresco, soffitto Teatro@L.Savioli-TWM

Castelfranco Veneto è una chicca con tanta storia e arte. E’ la patria di Giorgio da Castelfranco, ovvero Giorgione, uno dei più grandi pittori del Rinascimento, nasce a Castelfranco tra il 1477 e il 1478. La sua figura è una delle più enigmatiche della storia della pittura: non ha firmato alcuna opera e la ricostruzione del suo catalogo, nonché la determinazione dei significati iconografici di molte sue opere, sono oggetto di numerose controversie e dibattiti tra gli studiosi. 2 le gemme preziose che mi hanno conquistato.

La sua pala in Duomo e il fregio di Casa Marta. Due opere dall’iconografia ancora inesplorata e in fase di studio. La sua attività ha segnato un cambiamento epocale nella pittura veneta, imprimendo una decisiva svolta verso la “Maniera Moderna”. Un rivoluzionario, purtroppo, morto giovanissimo. Ma è la cittadina stessa con le sue imponenti mura a essere tutto un enigma. Tutto un “si dice” un “forse potrebbe” insomma, tipicamente veneta.

E oltre al Giorgione e alle mura e alla cittadina cosa altro c’è da vedere?”

Tantissimi palazzetti splendidi, come ti giri, per chi sa vedere, trovi qualche cosa di bello. Bifore e trifore, canali e portici. All’interno delle mura mi sono innamorata dello Studiolo di Vicolo dei Vetri un piccolo scrigno di tesori avvolto da misteri e magia.

Residuo d’una casa quattrocentesca, forse luogo di incontri di un’accademia culturale a un passo dal Teatro accademico costruito verso la fine del 1700 dall’arch: Francesco Maria Preti, autore di moltissime costruzione castellane.

Ceduto nel 1970 al Comune della Società del Teatro per la simbolica somma di 100 lire, fu restaurato tra il 1973 e il 1977. L’originalità dell’edificio consiste nella sua duplice funzione di teatro diurno (per le riunioni degli accademici) e notturno (per rappresentazioni teatrali) e nella sua ottimale acustica raggiunta mediante l’applicazione della regola della media armonica proporzionale.

E fuori le mura?”

Di tutto e di più. Vale assolutamente una visita Villa Revedin Bolasco che con il suo parco di quasi 8 ettari nel 2018 ha vinto il il titolo di “Parco più bello d’Italia” del Network Nazionale di parchi e Giardini per la categoria Parchi Pubblici. Un giardino romantico rilassante di grande bellezza con molte piante centenarie, un’arena detta Cavallerizza e una orangerie ottocentesca.

Splendida la villa ora di è proprietà dell’Università degli Studi di Padova. Il complesso è stato infatti donato da Renata Mazza vedova Bolasco, ultima proprietaria, all’Università di Padova, che nel 2015 ha completato il restauro del giardino e di parte della Villa.

Villa Redevin Bolasco@L. Savioli-TWM

Altra villa da visitare assolutamente è Villa Chiminelli a Sant’Andrea oltre il Muson.

Della seconda metà del 500 con gli interni affrescati da Benedetto Caliari, fratello del più famoso Paolo, detto il Veronese. Il salone centrale, tipico delle case venete ha una porta finestra  aperta verso il Monte Grappa. Quel giorno era imbiancato. Una visuale che non dimenticherò

Ma oltre alle ville, da te sempre adorate, hai visto altro?”

Non ci crederai ma, mi sono innamorata di un Memoriale

“Coosa… tu che non entri mai in un cimitero?”

Si ci sono entrata, con ritrosia, ma poi mi sono fatta affascinare dalla storia , splendidamente spiegata da una volontaria del FAI, del Memoriale Brion a San Vito di Altivole il capolavoro del genio di Carlo Scarpa, che riposa nello stesso cimitero. Quanta ricerca, quanto bellezza, quanto studio, quanto amore in quei pochi metri quadrati.

La filosofia della costruzione è molto simbolica, basandosi sulla commistione tra spazi, dove acqua e materia si alternano e incrociano, come ad esempio nel padiglione della meditazione di fronte al quale, nella peschiera fiorita di ninfee, si scopre il labirinto di pietra, simbolo orientale del sorgere della vita. I colori delle piastrelle vitree, blu e verde, i rumori delle mattonelle di cemento non fissate appositamente, la chiesetta, l’acquasantiera. Insomma tutto è un inno alla meditazione, al rispetto, all’introspezione.

Altre cose da vedere?”

Più che da vedere mi vien da dare dei consigli per gli acquisti. Non si può tornare a casa a mani vuote e allora val la pena di andare allo spaccio di Pasta Zara a Riese Pio X, li vicino. Si possono acquistare, a prezzo scontato, le 2 linee di produzione di questo pastificio, terzo pastificio europeo come produzione. La linea Pasta Zara ottima per tutti i giorni, venduta principalmente nella GDO di tutto il mondo, oppure la Bragagnolo prodotta per l’Horeca con solo grano italiano proveniente dal Sud Italia certificato con 0 residui di glifosato, con la trafila ruvida (non si può più dire al bronzo essendo la trafila con parti di altra lega). Poi non si può non andare a curiosare tra le 8.000 (ottomila) referenze dell’Enoteca Ferro wine (in copertina@L.Savioli-TWM), un tempio dove è impossibile non trovare qualche cosa da acquistare.

Vuoi spendere veramente poco, avendo però una buona qualità, e acquistare del vino sfuso? Vai alla cantina di Luigi Manera. Ho voluto assaggiare i vini venduti sfusi. Una unica parola. Onesti. Dimenticavo il dolce. Non si può andare via da Castelfranco Veneto senza passare dalla pasticceria Fraccaro Spumadoro. E’ un posto pericolosissimo, bisogna acquistare per regalare talmente tanti dolci squisiti sono a disposizione.

E come sono i ristoranti? Che offerta hanno?”

Direi di buona qualità. Sia l’Agriturismo dal Moro, con la sua goduriosa semplicità, che il ristorante All’Antico Girone, con la sua eleganza ricercata, che l’inossidabile ristorante Rino Fior, con la sua tradizione fatta perfezione, ti delizieranno con proposte intriganti.

E per dormire?”

Castelfranco veneto ha solo 34.000 abitanti ma ha ben 600 posti letto per i turisti. L’hotel Alla Torre, dove avevo già soggiornato, mi ha accolto come una regina in un ambiente di grande successione. Ottimo anche l’Albergo al Moretto, ospitato in una locanda del ‘600.

Insomma ho passato 3 giorni che veramente mi hanno dato molto. Grazie alla presenza costante e compente dell’Assessore al Turismo del Comune di Castelfranco Veneto Gianfranco Giovine che non mi ha abbandonato un secondo e a Maurizio Drago e Federica Pagliarone organizzatori della viaggio stampa.

@Riproduzione riservata

Liliana Savioli

Giornalista, Padovana DOC, Sommelier, esperto degustatore internazionale e docente, fa parte dell’Associazione ACAUD  in qualità di sensorialista.
Cavaliere della Vitovska e Ambasciatrice del Festival Internazionale delle Malvasia di Portorose.
Partecipa regolarmente alle commissioni per la determinazione delle DOC E DOCG del FVG. Collaborazione con Riviste di settore anche come delegata regionale del FVG.

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