Il valore delle tradizioni
Se non si rischiasse di ingenerare confusione, la definizione giusta sarebbe di ritorno al passato. Quello del piacere delle “piccole e buone cose di una volta” che hanno accompagnato i passi della nostra crescita, al ritmo di profumi e sapori serbati, oggi, nelle pieghe dei ricordi più belli. Un patrimonio incommensurabile di segreti, sapienze e ricette, che non è solo consuetudine familiare ma educazione sociale, scuola di vita e di passione incrementata di generazione in generazione.
Concetti chiave per una cucina improntata al benessere ed al rispetto dell’ambiente e dei valori più significativi quanto più sono condivisi. E’ il caso delle Premiate Trattorie Italiane, Associazione costituita da ben 17 trattorie di tutta Italia, unite dall’ottima e sana cucina e un’accoglienza calorosa, per promuovere, attraverso piatti tipici, la conoscenza del vasto patrimonio culinario italiano. Un viaggio gastronomico, che porta in tavola l’eredità gastronomica dei rispettivi territori di origine.
Lo Stuzzichino
Un fil rouge di storie familiari comuni, temprate da passione e fatica, come quella di Paolo e Filomena, i genitori di Mimmo De Gregorio, patron de Lo Stuzzichino, nel novero delle Premiate Trattorie Italiane, a Sant’Agata sui Due Golfi, frazione di Massa Lubrense, tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno. Oltre 60 anni dietro i fornelli di altro celebre ristorante del posto, dal 1989 Paolo De Gregorio e la moglie Filomena sono ambasciatori di un’artigianalità ormai desueta, che riporta a tavola tutto il valore degli antichi mestieri, a base di ricette semplici, impasti manuali di pane e pasta e conserve di prodotti di qualità, prevalentemente a km0.
Non è inconsueto, infatti, vedere ancora oggi la signora Filomena rientrare al ristorante con una “sporta”( cesta di vimini) in testa piena di ortaggi e verdura freschissima.
L’Orto Ghezi
A poche centinaia di metri dall’Osteria, da circa due anni è stato inaugurato l’Orto Ghezi, un’area in abbandono destinata a diventare un parcheggio e che solo la ferrea volontà della famiglia De Gregorio ha strappato allo scempio ed al degrado. Ghezi è il nome del luogo, legato probabilmente al nome del primo proprietario. Da qui provengono oggi quasi tutti i prodotti biologici, sostenibili e stagionali che si ritrovano, poi, nei piatti dell’Osteria.
L’ingresso è segnato da una grande limonaia, dove, su legno, il logo “Orto Ghezi” segna, con tratti minimali, i tre elementi del sole, mare e terra, nei toni del giallo, azzurro e verde. Un racconto di territorio che continua nel menu, attraverso pagine vergate a mano, che richiamano i limoni di sorrento, la mela limoncella, altre mele antiche della zona, il pomodoro cuore di bue, il gamberetto di Crapolla, creando un’esperienza diretta ed immersiva.
Un progetto grafico, creativo e mirato, firmato da Marina Alaimo, nota giornalista enogastronomica e grande amica della famiglia De Gregorio che ha anche realizzato il logo del D&B, dinner &breakfast, struttura ricettiva dove Mimmo tiene corsi di cucina agli ospiti, specie stranieri. Originali anche le sue etichette per le conserve, con l’intuizione di dedicare quelle salate al papà Paolo e quelle dolci alla moglie di Mimmo, Dora. Sullo sfondo, il gioco armonioso delle antiche mattonelle napoletane.
La curiosità nasce a tavola
La promozione gastronomica è territoriale. Sant’Agata sui Due Golfi, lembo estremo della Penisola Sorrentina stagliato in un panorama unico, tra l’isola di Capri e l’arcipelago di Positano, con gli isolotti de Li Galli, è un territorio straordinario, ricco di storia e tradizioni, vegetazione rigogliosa e mare pescoso. Da secoli, agricoltura e pesca sono, infatti , le risorse principali per gli abitanti del posto. Da Marina del Cantone, in barca, si attraversa l’Arcipelago de Li Galli, di omerica memoria per il leggendario canto delle sirene, girando intorno ai tre isolotti de Gallo Lungo, Rotonda e Castelluccia, mete esclusive di vip e jet set internazionale.
L’approdo al Fiordo di Crapolla dal mare è sicuramente più comodo della discesa dei 700 gradini dalla mulattiera in cima alla scogliera. Riserva marina protetta di Punta Campanella, il fiordo è tra le insenature più suggestive della costiera, con un patrimonio storico e naturalistico millenario. Deve il nome ad un antico tempio dedicato al dio Apollo che, nei secoli, la dizione popolare ha storpiato in crapolla (sigh!). In queste acque cristalline prospera il gamberetto rosa di Crapolla, chiamato parapandolo, presidio Slow Food. Pescato da gennaio a giugno con la tradizionale tecnica delle nasse artigianali di giunco e mirto, è mangiato crudo o, saltato semplicemente in padella, con sale e pepe.
I più golosi, potranno scoprire tutta la dolcezza della migliore antica arte pasticceria di Sant’Agata assaporando la croccantezza della mitica sfogliatella SantaRosa, più che un dolce, un gioiello di cultura locale, eredità dell’omonimo Monastero di Santa Rosa, di produzione artigianale del Bar Fiorentino.
Carmen Guerriero