Peloponneso, terra di miti e di vino
A meno di due ore da Atene, c’è una Grecia che ruba il cuore. Dall’istmo di Corinto fino alla bella città di Kalamata, la Grecia continentale si protende in tre dita rocciose fino all’azzurro delle acque del mar Egeo. E’ il Peloponneso,
Qui il senso di libertà può essere pienamente vissuto, alla scoperta di incredibili siti archeologici, piccoli villaggi di montagna paesini rurali, alberi opulenti di fichi e sgargianti bouganvillee straripanti dai tetti delle case di pietra, scorci mozzafiato, colture di ulivi terrazzate con muretti a secco alternate ad ampie distese di vitigni autoctoni come l’aghiorgitico a Nemea o il moschofillero nella zona di Tripòli o il roditis a Patrasso.Impossibile descriverne la ricchezza straordinaria. Qui il tempo sembra avere battute di arresto, lassi preziosi in cui il cuore e la mente si inebriano di gioia!
Il mito degli Argonauti
Da Atene, scorre un nastro di autostrada ampia e lunghissima che giunge fino alla regione della Messinia. Dopo l’ismo di Corinto, Nemea è la prima città del mito degli Argonauti, gli impavidi eroi capitanati dal bellissimo Giasone, che compirono l’avventuroso viaggio in Colchide, a bordo della famosa nave Argo, per la riconquista del vello d’oro.
Nemea è il luogo della prima fatica mitologica di Ercole, che qui uccise il feroce leone nemeo, usandone il vello come mantello, come si evince dalle innumerevoli raffigurazioni archeologiche. Mito e Storia si confondono tra i numerosi reperti rinvenuti nei siti durante le campagne di scavo sul posto, come splendido Tempio di Zeus del 330 a.c., con le colonne candide che, ancora oggi, si stagliano fra il verde delle vigne circostanti, lo Stadio, i resti dei bagni, i lavatoi e le vasche dedicate alle abluzioni degli atleti.
Ampelóessa, terra “piena di vigneti”
Quanti di voi hanno assaggiato il “sangue” d’Ercole, l’eroe mitologico greco ? E’ questo, infatti, il nome popolare che la tradizione locale greca ha, da sempre, dato ad un’antica varietà locale di vitigno a frutto rosso, l’ Aghiorghitiko (da Aghios Ghiorghios, ovvero San Giorgio),varietà autoctona di colore rubino scuro e profumo delicato.
Omero già definiva Nemèa con l’appellativo di Ampelóessa, ovvero, piena di vigneti, areale che, insieme a quella di Mantinia e Patrasso rappresenta l’area a maggiore vocazione vinicola del Peloponneso , con oltre 18.000 ettari di filari, per la maggior parte piantati ad Agiorgitiko. Sempre nel Peloponneso, troviamo le anche le famose varietà a bacca bianca di Moscofillero, Kydonitsa e Malvasia di Monemvasia e quella a bacca rossa di Mavroudi, autoctoni della Laconìa, terra gloriosa di Sparta, come ricordano certe speciali etichette celebrative delle mitiche gesta dei “300”, indomiti eroi al comando dell’intrepido Re di Sparta, Leonìda.
Epidauro, “Orecchio” e Luogo di guarigione del mondo antico
Già il clima mite, la frescura degli alberi di resina balsamica e le numerose sorgenti naturali sono un irresistibile richiamo di benessere e di tranquillità per Epidauro, antica cittadina dell’Argolide, famosa, fin dall’antichità, principalmente per il suo santuario dedicato ad Asclepio o Asclepieion (greco Ἀσκληπιεῖον) e per il suo teatro, dall’acusticaanor oggi perfetta.Un’area di immenso valore storico incastonata in contesto naturale unico! Un paesaggio che crea insperate suggestioni temporali, ferme a 2400 anni fa, all’epoca della costruzione del leggendario teatro. Proprio queste particolari condizioni di salubrità indussero i Greci a stabilire qui il più importante luogo di cura del mondo antico, dove ogni malattia veniva curata grazie ai segreti delle erbe selvatiche ed alle straordinarie competenze di Asceplio o Esculapio, figlio di Apollo e della ninfa Coronide. considerato il dio della Medicina.
Il santuario di Asclepieion quasi adiacente al teatro, in età ellenica divenne il centro per eccellenza di guarigioni prodigiose, come attestano gli innumerevoli reperti di ex voto dei miracolati. Tra questi, una stele che raffigura due padiglioni auricolari, segno di gratitudine per il riacquisto dell’udito che, in questo particolare contesto, si ammanta di un valore doppio.
Costruito sul lato ovest del monte Kynortio da Policlèto il Giovane, intorno al 340-330 a.C, il Teatro di Epidauro è, senza dubbio, tra i monumenti più famosi del mondo greco, famoso per la sua acustica perfetta, l’armonioso impianto della costruzione dalla capacità di circa 13.000-14.000 persone e la bellezza incantevole del paesaggio circostante.
Ancora oggi, basta sussurrare qualcosa sulla scena, per far arrivare la voce fino in alto, alle ultime fila delle gradinate a 60 mt di distanza dal palco! Secondo gli esperti, il motivo sarebbe da ricercare nella disposizione a gradini delle file dei sedili in pietra, perfettamente modellati per agire come filtro acustico, eliminando i suoni a bassa frequenza, come i rumori di sottofondo, e facendo passare invece quelli ad alta frequenza, come le voci degli attori, tant’è che oggi, come nell’antichità, si svolgono regolarmente spettacoli di musica, teatro e danza.
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di Massimo Antonino Cascone