L’importanza della terra
A San Cassiano ad Alba, in provincia di Cuneo, nel cuore delle Langhe-Roero, Ceretto è uno di quei casi virtuosi dove l’azienda vinicola rappresenta non solo i suoi vini, ma è ambasciatrice del territorio che li origina.
Nata nel 1937 dall’intuizione del suo fondatore, Riccardo Ceretto, l’azienda, com’era in uso a quell’epoca, vinificava acquistando uve dai contadini del posto. Ma ciò che ha fatto la differenza è la capacità di riuscire a saper “guardare oltre”, pur conservando il caratteristico segno rurale.
Tre generazioni ed un’unica storia di intuizione, lungimiranza e rivoluzione che, all’epoca, sarà apparsa una stramberia ma, di fatto, ha conquistato al territorio ed alle sue eccellenti produzioni vitivinicole un posto d’onore nell’apprezzamento mondiale. I figli di Riccardo, Bruno e Marcello, sul fil rouge dell’esperienza nelle vigne di Borgogna e del modello francese, sono tra i primi produttori a realizzare sul territorio il concetto di cru, attraverso un approccio programmatico differente, nel rispetto dell’ecosistema, di ricerca del massimo rendimento della pianta e della sua salute, per ottenere vini che siano espressione della personalità di ogni terroir. Gli stessi, intuiscono anche che, per promuovere meglio il territorio ed i suoi vini, è più efficace un’etichettatura delle bottiglie di vino che richiami nel nome e nella foto il vigneto da cui è stata prodotta.
La Tenuta Monsordo Bernardina
Legata storicamente alla storia d’amore fra Vittorio Emanuele II e la Bella Rosina, l’antico casolare alle porte di Alba, chiamato tenuta Monsordo Bernardina è acquistato alla fine degli anni ’80 dalla famiglia Ceretto, oggi centro nevralgico dell’azienda, più di 30 ettari vitati, barriccaia e sala degustazione. Da questi vigneti si produce il Nebbiolo dell’azienda che, pur avendo terreni a ridosso dell’area adiacente alla prestigiosa denominazione Barolo, non ne è inclusa, ma può vantare uve di grande qualità per la produzione di vini complessi e longevi, tutelati dalla d.o.c. Nebbiolo d’Alba.
Nei primi anni 2000 Alessandro Ceretto, enologo e terza generazione, introduce il concetto di “sottrazione”, iniziando nel 2008 una sperimentazione di fermentazione dei cru (nome langarolo, i bricchi) senza adduzione di lieviti selezionati, grazie al metodo enologico pied de cuve, che riesce a evitare difetti e fermentazioni parassite e, nel contempo, a garantire l’espressività del terroir. Una scelta significatica che valorizza la funzione essenziale dei lieviti nello sviluppo del profilo aromatico dei vini nonchè della personalità e del carattere precipui.
Coerentemente, in cantina si preferisce l’uso di botti di legno sempre meno nuove, nell’intento di preservare la naturalità del profumo di ogni vino che, altrimenti sarebbe coperto da aromi e tannino del legno nuovo, intervenendo il meno possibile. A partire dal 2010 la produzione vinicola Ceretto è stata convertita completamente ad agricoltura biologica, certificata Bio con la vendemmia 2015.
L’ACINO diventa Arte
Design ed Arte sono l’abbraccio naturale in cui si esprime la creatività vitivinicola della famiglia, per implementare la promozione del territorio
Partendo dal vino e dai lunghi filari che si estendono verso l’orizzonte langhirolo, nel 2009 nasce l’Acino, una “capsula” leggera a forma di acino d’uva, avveniristica installazione permanente panoramica progettata dagli architetti Deabate, realizzata con materiali leggeri e trasparenti, affacciata sul magnifico panorama di vigne sottostanti che consente uno sguardo di ampio respiro a 360 gradi al moderno spazio destinato all’accoglienza ed alle degustazioni.
Dal vino al cibo, “Biodiversité Étoilée”
La passione per il territorio fa allargare lo sguardo anche al mondo culinario e, nel 2000, alla produzione vitivinicola vengono annessi vari progetti legati alla sostenibilità ambientale, al supporto della vocazione naturalistica del territorio ed alla valorizzazione della biodiversità del territorio Langhe Monferrato Roero, declinata anche a tavola con piatti a base di erbe spontanee che crescono copiose lungo i filari delle vigne e materie prime a km 0.
Nella tenuta Monsordo Bernardina c’è il celebre orto del ristorante tristellato Piazza Duomo in società con lo chef Enrico Crippa, da cui attinge le 150 erbe differenti per la sua insalata. Interessante anche Livertin Experience (dal piemontese, luppolo selvatico) una passeggiata tranquilla tra i filari dove crescono le erbe spontanee, spiegate da guida naturalistica molto brava ed esperta, con cui, poi, come nell’epoca contadina, sono realizzate le frittate tradizionali locali, da gustarsi ne “La Casa dell’Artista” della famiglia Ceretto, in abbinamento ai vini. Una realtà poliedrica ed in espansione creativa che, da circa un secolo, non smette ancora di stupire.
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di Carmen Guerriero