Ecco un altro bel progetto che unisce il mondo del vino a quello della beneficenza, dei diritti umani, del voler aiutare e promuovere associazioni che hanno come obbiettivo primario quello di fare del bene al prossimo.
Zaffira Sartori, bella e ribelle “eroina” di metà ‘800
Tutto ciò in Casa Sartori ha un nome ben preciso: Fira. Bella, forte, intelligente Zaffira, chiamata affettuosamente “Fira”, ovvero la sorella maggiore del fondatore Pietro Sartori, il pioniere di quella che può definirsi a ragion venduta una delle realtà vitivinicole più antiche della Valpolicella; l’unica che porta nel marchio la statua di Cangrande della Scala, simbolo della città di Verona.
Torniamo all’intraprendente Fira e alla seconda metà dell’Ottocento. Sebbene fosse inusuale per l’epoca, la nostra protagonista decise di lavorare ed essere indipendente. Il suo spirito, la tenacia e la capacità visionaria furono fonte d’ispirazione, e soprattutto sostegno, per Pietro durante i primi anni dell’attività. Il progetto sopracitato vuole per l’appunto ricordare questa consapevolezza.
Considerando quanto possa contare oggigiorno l’indipendenza economica delle donne nella lotta alla violenza, attraverso la vendita di queste due etichette, Fira Bianco e Fira Rosso, Sartori di Verona contribuisce a sostenere il programma ‘Fondo borse lavoro’ gestito dall’Associazione D.i.re. volto a promuovere l’inserimento lavorativo delle donne in uscita da situazioni di violenza agevolando il raggiungimento della piena autonomia economica.
L’azienda
La storia della famiglia Sartori inizia nel 1898 con l’acquisto delle prime vigne in Valpolicella, da allora l’Azienda non si è mai fermata e ha continuato ad investire e a credere nel territorio. Ai vigneti di proprietà si affiancano, com’è tradizione tra queste colline venete, quelli di molti conferitori che allevano uve all’intero delle classiche denominazioni veronesi.
Sotto la supervisione agronomica dello staff enotecnico aziendale, ampliano notevolmente il parco vitato consentendo una selezione maggiore e una gamma articolata di vini che attualmente conta diverse etichette vendute in tutto il mondo. I classici del territorio: Amarone, Valpolicella Classico e Ripasso, Soave, Bardolino, Lugana e Veronese.
Fira Bianco e Fira Rosso
Ci troviamo rispettivamente tra le colline dell’area del Soave, e Monteforte, a 170 metri sul livello del mare e tra i vigneti di Negrar, Valgatara e Marano. Le uve vengono lasciate a maturare un po’ più a lungo in pianta per poi, secondo tradizione, essere attentamente selezionate e posizionate in ampi fruttai. Una fase delicata, particolare, in grado di conferire ai vini notevole intensità e carattere; da qui il parallelismo o se vogliamo il “ritratto” in bottiglia di Zaffira Sartori.
Il Fira Bianco Veronese è un uvaggio a base di garganega, vitigno autoctono, con aggiunta di chardonnay e sauvignon.
Il Fira Bianco affina in legno per due mesi prima del riposo in bottiglia. Oro intenso all’interno dal calice, trama olfattiva incentrata su frutti dolci estivi, tra cui nespola, scorza di cedro e melone gialletto oltre a pennellate floreali di sambuco e glicine; smalto e lieve zafferano in chiusura. In bocca il sorso è caldo, morbido, suadente ben presto vivacizzato da lampi di freschezza citrina in grado di detergere notevolmente il finale, nettamente sapido.
La versione opposta, ovvero il Fira Rosso viene prodotto con l’impiego di corvina, cultivar a bacca nera tra le più importanti del Veneto, oltre a merlot e cabernet sauvignon. Il Fira Rosso, in seguito alla fermentazione del mosto, affina in botte grande per sei mesi più altri tre in bottiglia prima della messa in vendita. Rubino intenso e penetrante, mostra un timbro olfattivo esuberante che “gongola” tra il pepe rosa e il chiodo di garofano, la ciliegia matura e le more selvatiche, un accenno floreale di rosa e una chiusura lievemente tostata, a tratti terrosa, e boschiva. Ne assaggio un sorso e ritrovo lo stesso profilo caldo, suadente. Il vino coccola il palato e al contempo la freschezza della materia vivacizza l’insieme, appagante e di buona profondità.
(In copertina, Casa Sartori, credit@sartoridiverona)
Andrea Li Calzi
Andrea Li Calzi