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NEBBIOLO DELLE ALPI E CUCINA STELLATA. RENDEZ VOUS A MILANO CON ALESSANDRO NEGRINI

Il Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina a Milano per presentare i suoi vini in abbinamento alla cucina bistellata dello chef Alessandro Negrini del Ristorante Aimo e Nadia.

La Valtellina

Un angolo lombardo di struggente bellezza, di tradizioni secolari e di persone che hanno storicamente imparato a far di necessità virtù. Tutto ciò è la Valtellina, regione geografica alpina caratterizzata da un ambiente pedoclimatico unico per certi versi, l’area è corrispondente al bacino idrico del fiume Adda a monte del lago di Como, assieme alla Valchiavenna formano la provincia di Sondrio e con la Punta Perrucchetti, alta 4.020 metri e appartenente al Massiccio del Bernina, raggiunge la massima altitudine della regione.

Percorrendo su e giù la statale che collega Sondrio al confine di Stato, e attraversa i comuni facenti parte della sopracitata area vitivinicola, è letteralmente impossibile non restare a bocca aperta. Da queste parti i terrazzamenti costituiti dai classici muretti a secco, Patrimonio Unesco dal 2018, rendono il paesaggio incantato, fiabesco; tuttavia di favola ce n’è ben poca, basti pensare al fattore determinante “ore di lavoro per ettaro”: se in Piemonte ne bastano in media 330, fra queste colline pseudo montante ne occorrono 1200. Le pendenze in media pari al 30% non facilitano il compito ai vignaioli tanto che da questa parti la cosiddetta viticultura eroica ha ragion d’essere. Quest’ultima, al pari della coltivazione delle patate o delle mele, è nata per ragioni di sussistenza non certo di moda o peggio speculazione, ma la vigna è ancora più antica, si parla d’epoca carolingia (750- 987 d.C.).

crediti a Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina / Mariana

Il Consorzio e il territorio

Il Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina, oggigiorno il presidente in carica è Danilo Drocco, è stato fondato nel 1976. Da sempre persegue diversi obbiettivi, tra cui proteggere e valorizzare la tipicità della viticoltura della provincia di Sondrio dove il nebbiolo, localmente chiamato chiavennasca, è la massima espressione.

Nel 1997 è stato ampiamente rinnovato tanto da rappresentare ormai la quasi totalità delle case ed aziende vinicolepresenti in Valtellina. Vanta inoltre il primato di essere l’unico consorzio italiano a possedere due DOCG coincidenti per territorio e vitigno: Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina. Circa 820 ettari rappresentano la totalità della produzione di Nebbiolo, allevato tra queste colline che strizzano l’occhio ad alcune tra le vette alpine più importanti d’Europa e che comprendono le aree di appartenenza dell’omonima DOC e DOCG. L’incredibile variabilità geografica della Valtellina, il suo paesaggio e soprattutto i diversi microclimi, hanno reso possibile la nascita di 5 sottozone ben distinte, ognuna con le proprie peculiarità che si susseguono da ovest verso est: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e infine Valgella. La matrice del terreno è principalmente di tipo sabbioso tuttavia per carpirne realmente l’essenza bisogna fare un salto nel passato. Durante il periodo del ritiro dei ghiacciai, che coprivano interamente la regione, i rilievi si sono formati per via dello sfaldamento delle rocce granitiche. Il terreno è dunque di tipo permeabile, particolarmente indicato alla coltivazione della vite. I ristagni d’acqua sono rari e, nonostante il cambiamento climatico che ha coinvolto alcune annate – soprattutto recenti – è piuttosto difficile che in Valtellina la vite soffra di stress idrico. C’è un motivo particolare: le radici, in special modo quelle della chiavennasca, sono in grado di attraversare la roccia anche per 5/6 metri in profondità; così facendo riescono a trovare l’acqua, fonte di nutrimento per la pianta. Sua maestà nebbiolo è il protagonista indiscusso con oltre il 90% dei ceppi nei vigneti ricadenti nelle zone riconosciute a produzione e denominazione DOC e DOCG, inoltre nei nuovi reimpianti è possibile trovarlo al 100%. Esistono tuttavia altre varietà: la pignola valtellinese, la rossola nera e la brugnola, cultivar della tradizione presenti in una percentuale variabile dal 5 al 10%. Alcune aziende, con ottimi risultati a mio avviso, stanno sperimentando l’utilizzo della pignola valtellinese per la produzione di vini Metodo Classico. Un esempio su tutti è il vino della Cantina La Perla di Marco Triacca degustato durante l’evento, un prodotto eccellente, fedelissimo al territorio e alla tipologia di vino non certo facile da realizzare.

Degustazione, credit@TWM- A.Li Calzi

La masterclass

La masterclass, dedicata a giornalisti ed esperti di settore, è stata condotta da Giacomo Mojoli, responsabile della comunicazione del Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina. Danilo Drocco ha illustrato le peculiarità del territorio e aperto le danze. Abbiamo dunque avuto la possibilità di degustare 5 diverse etichette di Valtellina Superiore appartenenti ognuna alle cinque sottozone della DOCG. Di seguito il mio punto di vista sui vini assaggiati.

Valtellina Superiore Maroggia 2019, Agrilu

Granato luminoso, tonalità calda, media trasparenza ed estratto. Naso intenso di frutti rossi, spezie fini e viola, con lenta ossigenazione tabacco e timo. Sorso di medio corpo e intensità, tuttavia dotato di una buona spalla acida e sapida che impegna senza strafare; il finale è leggermente maturo e una lieve sensazione di alcol percepito attenua la bevibilità del vino.

Valtellina Superiore Sassella Sommarovina 2019, MametePrevostini

Granato caldo, unghia mattone, buon estratto. Timbro olfattivo piuttosto intenso e incentrato su toni dolci di frutta estiva: pesca, melone gialletto e un curioso accento di incenso e tabacco vanigliato. Al palato mostra una rotondità eccessiva, tuttavia sopportata da buona freschezza e un tannino setoso; piuttosto corto il finale, a mio avviso migliora con l’abbinamento gastronomico.

Valtellina Superiore Grumello San Martino 2015, Giorgio Gianatti

Il vino della serata, didattico e al contempo ricco di sfumature date in parte dall’affinamento e in parte dalla maestria del vignaiolo nonché dalla grandezza del territorio. Granato vivace, unghia mattone-arancio, buona consistenza. Il naso è la quintessenza della Valtellina, del nebbiolo di montagna: arancia rossa disidrata, pesca nettarina, erbe officinali e timo; dopo lenta ossigenazione pietra frantumata e spezie orientali. In bocca è succoso, vivo, il tannino morde ancora e una profonda sapidità conquista la scena, ben supportata dalla freschezza che accompagna il sorso dal primo all’ultimo istante.

Valtellina Superiore Inferno Riserva 2018, Aldo Rainoldi

Granato, unghia arancio-rame, buona consistenza ed estratto. Parte in sordina e pian piano rivela suggestioni di piccoli fiori di montagna, ribes, cardamomo e un flebile ricordo di pietra polverizzata seguito da un curioso accento di macchia mediterranea. In bocca è teso, verticale, il tannino è ancora leggermente slegato e la sapidità prende presto il sopravvento in un finale che non conquista per lunghezza; l’annata indubbiamente si fa sentire.

Valtellina Superiore Valgella Costa Bassa 2019, Sandro Fay

Vini in degustazione, credit@TWM-A. Li Calzi

Tra il rubino e il granato, tonalità calda profonda, ricco di estratto. Naso dominato sin dal principio da effluvi balsamici e una tostatura del legno ancora un po’ troppo evidente, toni empireumatici richiamano la legna arsa, fatica ad emergere il frutto; a mio avviso è ancora troppo giovane. Il palato “suona” più o meno la stessa sinfonia: tannino vispo, incisivo, sorso di grande gettata e sapidità, media freschezza e un finale che al momento richiama necessariamente l’abbinamento gastronomico

La cena

La passione per la Valtellina di Alessandro Negrini, chef bistellato del Ristorante milanese Aimo e Nadia, è tra gli elementi che mi hanno maggiormente colpito durante la serata presso Identità Golose Milano. Il nostro protagonista ha origini valtellinesi, non solo, ha studiato e approfondito le tradizioni della sua terra come pochi altri, e credetemi ne ho conosciute di persone che hanno raccontato la storia di questa regione negli ultimi 15 anni. Per accompagnare i vini presentati dal Consorzio, Alessandro ha studiato un menu ad hoc calibrato all’ennesima potenza, è riuscito a stupire i suoi ospiti con piatti della tradizione ovviamente presentati come si confà ad uno chef del suo rango tuttavia godibili e di estrema semplicità. Quella valtellinese è soprattutto un tipo dicucina concreta, ricca di pietanze contadine, spesso caloriche che un tempo erano fonte necessaria per affrontare la durissima vita tra i campi, su e giù tra i ripidi e scoscesi sentieri, terrazzamenti.

Alessandro Negrini, credit@Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina / Mariana

L’entrée mi ha particolarmente colpito per semplicità e al contempo ricerca e voglia di raccontare i frutti della propria terra: insalata di misticanza delle Alpi Orobie con uovo di selva e pane di segale al succo di mela. Un piatto ricco di contrasti e svariate consistenze con un andirivieni di sensazioni dolci-acide, e lievemente amaricanti, che ben si prestano alla morbidezza e succosità del Valtellina Superiore 2018 Dirupi servito in abbinamento. La zuppa Dumega con legumi e delizie dell’orto, servita come primo piatto, ha stupito i presenti all’unanimità. Davide ha voluto dimostrare che gli effetti speciali in cucina non si ottengono soltanto con voli pindarici spesso frutto di elucubrazioni mentali, ma anche e forse soprattutto con l’essenzialità riguardo la presentazione e la ricerca della miglior materia prima mostrata in tutta la sua essenza.

Il Valtellina Superiore Ortensio Lando 2018, di Luca Faccinelli ha saputo contrastare la tendenza dolce del piatto grazie ad una freschezza notevole e un tannino ben calibrato. La vera star della serata è stata indubbiamente il “Borsat” di pecora fatto a mano dalla Signora Menia, un insaccato antichissimo della regione oggigiorno praticamente introvabile se non nei pressi di Livigno (SO) con crema di furmentun e pesteda di Grosio (SO). Indubbiamente non è un piatto per tutti, la pecora ha un gusto piuttosto intenso, tuttavia l’abilità dello chef ha colpito nel segno:la tendenza dolce della crema e l’aromaticità della pesteda (battuto di aglio, sale, pepe, foglie di achillea nana e timo serpillo) hanno saputo creare un’armonia gustativa di tutto rispetto.

La struttura dello Sforzato di Valtellina DOCG Infinito 2018 di Tenuta Scerscé ha tenuto testa alla grande persistenza del piatto: un vino potente, austero che in questa fase richiese necessariamente l’abbinamento gastronomico. Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, un dessert a base di cachi e castagne di Mossini (SO) con riduzione di genziana della Val Malenco; anche in questo caso i continui rimandi al territorio sono stati apprezzati da tutti i presenti che hanno infine applaudito lo chef, presente in sala, e desideroso di raccontare la propria terra natia. Un viaggio incentrato sulla ricerca forsennata di qualsivoglia elemento, che possa in qualche modo ricondurre la mente dell’ospite alle meraviglie della Valtellina e alle sue antiche tradizioni. Il Passito Alpi Retiche Ispirazione 2016, dell’Azienda Nino Negri, è risultato suadente, ricco di estratto e al contempo dolce tuttavia supportato da una buona freschezza; ha saputo esaltare la golosità del dessert che ha concluso la serata.

                                                             Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021  ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore.

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