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POMODORO CANNELLINO FLEGREO, L’ECOTIPO INDIGENO PUNTA ALLA DOP

Dai Campi flegrei, storica area vulcanica nel golfo di Pozzuoli, l'iniziativa di valorizzazione del Pomodoro Cannellino flegreo a cura del Comitato promotore

Un’area vasta, i Campi flegrei ed un ecotipo di pomodoro, il Cannellino flegreo. Suoli vulcanici, ricchi di preziosi minerali hanno favorito l’adattamento di questo particolare pomodoro , annoverato dalla Regione Campania tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) . Caratterizzato da una particolare dolcezza che mitiga la consueta acidità tipica del frutto, il Pomodoro Cannellino Flegreo rappresenta un’eccellenza non solo dal punto di vista nutrizionale, ma anche da quello della grande versatilità di impiego, specie in cucina.

Il seme, non ibrido, viene tramandato da generazione in generazione dall’azienda vivaistica Cumadoro (gruppo Tammaro), di Giovanni Tammaro, Presidente Confagricoltura Napoli e organizzatore dell’evento nonché membro della Associazione Pomodoro Cannellino Flegreo, costituita nel 2018 per riunire i produttori dell’eccellenza locale.

La conservazione del seme avviene attraverso un attento processo di selezione dei pomodori migliori per recuperarne i semi che, essiccati al sole e conservati in luoghi asciutti e ventilati, vengono poi reidratati per la semina che inizia a fine febbraio. La coltivazionerigorosamente manuale, si avvale del tradizionale supporto di canne, da cui il nome Cannellino, e spago in juta o canapa. Il raccolto va da metà luglio a fine agosto.

Dal 2018 a oggi, l’area di produzione del Pomodoro Cannellino Flegreo è passata da 10 a quasi 40 ettari anche grazie all’ampliamento dei terreni coltivabili con precise azioni di riqualificazione e rigenerazione urbana, previste nell’ambito del Progetto Monterusciello Agro City (MAC), finanziato dall’Unione Europea, e attivate dal Comune di Pozzuoli che ha puntato al recupero di aree urbane abbandonate che dal 2020 sono state messe a coltura con il coordinamento di Stefano Grasso.

La distribuzione del prodotto è principalmente in forma ioni di degustazione di conserve, a cui il Pomodoro Cannellino Flegreo ben si presta, una peculiarità su cui si intende puntare, anche attraverso la creazione di laboratori per la trasformazione nella stessa area di produzione, in modo da generare ricadute positive sui livelli occupazionali. La passata venduta è con pomodori interi e una piccola parte in ‘pacchetelle’. La vendita al pubblico avviene generalmente presso le aziende di produzione e in alcune botteghe dedite alla ricerca di prodotti d’eccellenza o tramite e-commerce. Diversamente è possibile assaggiare il Pomodoro Cannellino Flegreo già presente in menu di pizzerie e ristoranti.

Il Parco Archeologico di Cuma, che pure ha suggestivi campi coltivati al suo interno, ha celebrato il recupero dell’antica varietà con un tour dedicato all’ecotipo locale che rischiava di andar perduto e invece negli ultimi anni è tornato a impegnare gli orti flegrei. L’evento, promosso dall’azienda Cumadoro del gruppo Tammaro ha visto la partecipazione di giornalisti locali e nazionali, esperti del settore e addetti ai lavori, tutti sulle tracce del Pomodoro Cannellino Flegreo lungo un percorso tra archeologia, agricoltura e promozione del territorio a cui si sono uniti anche i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali. Guida d’eccezione Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei.

«Stiamo lavorando a un percorso» – sottolinea il Pres. Tammaro – «che sta prendendo forma grazie alla messa a punto di un Comitato promotore per il riconoscimento della DOP – Denominazione di Origine Protetta -che metta insieme produttori e trasformatori, ma vuole coinvolgere anche i comuni quali Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida e Quarto e l’area flegrea del comune di Giugliano in Campania che ospitano le aree di produzione».

«Anche quest’anno il Parco Archeologico di Cuma, luogo simbolo del territorio flegreo, ha ospitato l’evento in quello che è il sito di coltivazione più suggestivo del Pomodoro Cannellino Flegreo» – ha dichiarato Fabio Pagano – direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei – che ha poi continuato «ma se l’archeologia è il nostro filone principale, lo sviluppo di percorsi integrati con le splendide risorse ambientali ed enogastronomiche è centrale nelle nostre strategie. La collaborazione con gli operatori che coltivano in questa area rappresenta una risorsa preziosa che il Parco intende sempre più valorizzare».

Tributo di fattibilità e sostegno dal Sindaco di Pozzuoli – Luigi Manzoni : «l’Amministrazione, per quanto di competenza, sarà sempre al fianco di chi intende valorizzare i prodotti del territorio, collaborando alla crescita sana del sistema economico locale». Chiusura di Nicola Caputo – Assessore all’Agricoltura della Regione Campania : «la valorizzazione delle produzioni autoctone sia una riscoperta da promuovere anche attraverso un’indicazione geografica che possa rivitalizzare queste produzioni». «Quella di oggi – ha proseguito – è una bella festa in cui abbiamo ritrovato una commistione forte tra cultura e agricoltura, la qual cosa rappresenta una delle forze del nostro sistema agricolo in cui credere sempre più». 

Nell’occasione, hanno partecipato, oltre enti e associazioni di settore quali Confagricoltura e Ebat – Ente Bilaterale Agricolo Territoriale : Pizza in grammi con sede sia a  Pozzuoli che Quarto e Salvo che ha sede sia a Napoli che a San Giorgio a Cremano affiancati da ristoranti come Caracol di Bacoli guidato dallo stellato Angelo Carannante, Don Salvatore di Monte di Procida, Vico Sarchiapone di Giugliano in Campania, Il Testardo – Locanda Atipica di Bacoli, Punto Nave di Pozzuoli, Paccasassi di Bacoli, Sunrise & Sybilla Garden di Bacoli e Campi Flegrei Box di Pozzuoli,  gli chef di APCI Regionale, lo chef Agostino Malapena di Aversa (CE)  e il Caseificio Golino di Marcianise  (CE).

a cura di Sara Iannaccone

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