La Vìtovska, con l’accento sulla i, questo vitigno autoctono rustico, forte, forse prepotente e misconosciuto che ci dona un vino molto simile alla pianta. Anche lui con un carattere “carsolino”, schivo ma nello stesso tempo avvolgente. Un vino che fino a 45 anni fa era il classico vino da osteria o da osmiza (tipico ritrovo carsolino dove i viticoltori aprono, per un periodo limitato di giorni, la loro corte per rifocillare gli avventori con i loro salumi e vino e uova sode e pane fatto in casa)e imbottigliato per la prima volta dal nonno di Matej Lupinc di Prepotto che, assieme a Edi Kante, hanno fatto la storia della viticoltura del Carso.
Di questo e di molte altre storie si parla nel nuovo libro sulla Vitovska “ Vitovska frutto del Carso” scritto da Stefano Cosma, e pubblicato dall’Associazione Viticoltori del Carso, che la definisce “un vino coraggioso che sfida sia la roccia che il vento” Stefano ci racconta che “la Vitovoska ha una storia antica. Nel ‘700 veniva chiamata Garganja traducendola in Garganega ma errando, infatti, il vero nome era Grecanico cioè venuto dalla Grecia”. In questo bel libro, da leggere tutto di un fiato, si trova anche la testimonianza di Pavle Merku, storico e musicologo triestino, che fa luce sulla etimologia del nome.
Smentendo tutte le fantasiose storie che lo vedono derivare dalla località di Vitovlje o dal termine sloveno vitez (cavaliere) ma dando quasi per certo provenga dallo sloveno arcaico vitovije (viticcio)che, essendo molto arricciato, diventa l’aggettivo che distingue questa Garganja dalle altre. La ricerca genomica invece attribuisce alla nostra amica Vitovska due genitori ben conosciuti, la Malvasia Bianca e la Glera. Certo è che l’uva che ci dona è proprio uno splendore. Grappoli grandi, chicchi grossi con un puntino in fondo all’acino che la caratterizza, buccia spessa, germogliamento e allegagione tardiva che dà la possibilità di raccoglierla per ultima, tra le varietà del Carso.
E’ anche un’uva ecclettica che permette di trasformarla in spumante, vino fresco, vino da bersi maturo, vino macerato e anche passito. Insomma tutte le caratteristiche di un’uva rossa, non bianca.
Nel libro troviamo anche le testimonianze di 4 chef triestini di come la Vitovska viene abbinata ai loro piatti. Tom Oberdan, chef e patron del ristorante Valeria a Opicina, Antonia Klugman chef e patron del ristorante All’Argine a Vencò, Gabriella Cottali Devetak chef e copatron del ristorante Devetak a San Martino del Carso e i due chef bisellati del Harry’s Piccolo & Bistrot in Piazza Unità a Trieste, Matteo Metullio e Davide De Pra.
Il libro, pubblicato in 4 lingue Italiano, sloveno, inglese e tedesco, gode della prefazione di un innamorato, contraccambiato, del Carso. Carlo Petrini fondatore di Slow Food che è stato recentemente presente alla manifestazione Mare e Vitovska che quest’anno si terrà, come al solito al castello di Duino, il 30 giugno e il 1 luglio dove potremo degustare decine di Vitovska di varie annate e di varie tipologie abbinate e sfiziosi assaggi culinari.
Liliana Savioli
Liliana Savioli
Giornalista, Padovana DOC, Sommelier, esperto degustatore internazionale e docente, fa parte dell’Associazione ACAUD in qualità di sensorialista. Cavaliere della Vitovska e Ambasciatrice del Festival Internazionale delle Malvasia di Portorose. Partecipa regolarmente alle commissioni per la determinazione delle DOC E DOCG del FVG. Collaborazione con Riviste di settore anche come delegata regionale del FVG.