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BAROLO 2018. MARCO PARUSSO, STORIE, PASSIONI E DECLINAZIONI DI CRU

Mario Parusso, erede della Cantina Parusso Armando, a Monforte d'Alba, in provincia di Cuneo, approda a Napoli per raccontare l'annata 2018 del suo Barolo e dei suoi cru, con una degustazione esclusiva e di classe.

Le origini

La storia dell’azienda Parusso, a Monforte d’Alba (CN), nelle Langhe, è la storia dell’Italia contadina che, ad inizio secolo scorso, cogliendo l’opportunità di acquistare piccoli appezzamenti annessi alla casa colonica, trasformò i territori in micro realtà agricole. Siamo nell’area denominata “Langa del Barolo”, terra da sempre vocàta all’agricoltura di qualità e dalle produzioni uniche, grazie alla ricchezza e diversità di suoli, esposizioni, microclima ed escursioni termiche. Lavorare la propria terra, seppur piccola, moltiplica forze ed entusiasmo. Così nel 1901 Gaspare Parusso, bisnonno degli attuali Marco e Tiziana, acquistò il primo vigneto in Località Mariondino, a Castiglione Falletto, cui seguì, nel 1925 quello della Cascina Rovella in Località Bussia, dove oggi sorgono l’azienda e parte dei vigneti. Una viticoltura delle origini, però, limitata alla produzione e consumo familiare, tra allevamento di maiali e polli e coltivazione di grano. E’ la generazione successiva, Armando Parusso, che nel 1971 matura il desiderio di travalicare gli ànditi ristretti familiari per realizzare una prima etichetta di Barolo destinata al pubblico.

Visione o lungimiranza?

Di fatto, papà Armando è stato sicuramente un anticipatore del suo tempo ed un ottimo esempio per i suoi figli, Tiziana e Marco che, finiti gli studi alla storica Scuola Enologica di Alba, tra le più antiche e prestigiose d’Italia, ha iniziato ad interessarsi del mondo vinicolo e ad affiancare il padre in azienda.

Scuola Enologica di Alba, credit@TWM

Erano gli anni 80 e nemmeno bevevo vino”- racconta Marco ParussoHo iniziato nel 89 con 1 ettaro in Bussia, quando all’epoca funzionava molto bene il Dolcetto”. Erano anni in cui tecnologia e fermento di innovazione serpeggiavano tra un gruppo di giovani produttori, poi riuniti nell’Associazione “Langa in”. Da lì, partì il movimento rivoluzionario dei cosiddetti “Barolo boys”, giovani visionari, appassionati degustatori, prima ancora che vignaioli, che si riunivano per degustazioni mirate ed alla cieca, alla costante ricerca di maggiore qualità. Il primo evento a Vinitaly, focalizzato sulla qualità, fece comprendere che il concetto di sperimentare, andando però controcorrente era la strada giusta. Basti pensare che negli anni ’80 a Monforte i produttori erano 15, oggi sono 60, con almeno 20 ristoranti.

La filosofia

Cinque generazioni unite da valori comuni, mai mutati nel corso degli anni, in cui passione, attaccamento al territorio e rispetto per la natura sono i capisaldi di una filosofia che mira ad ottenere uve non stressate e di grande qualità. “La vite è come un uomo e l’uomo è selvaggio”- sottolinea Marco Parusso nell’appassionata presentazione dei suoi Barolo 2018 da diversi cru, nella sede di GranGusto, enoteca con ristorante a Napoli. Lo sviluppo della tecnica di micro zonazione dei suoli, l’individuazione delle principali tipologie di terreno e la personalizzazione delle lavorazioni consente di esprimere al meglio le differenti peculiarità delle vigne.“E’ importante personalizzare le vigne a squadra, tra zone magre e grasse, distinte dalla natura, perché l’acqua ha memoriacontinua Marco. “Come pure l’utilizzo di piante dinamiche in concorrenza, perché lavoriamo di prevenzione”.

L’Azienda Parusso Armando di Parusso F.lli costituita nel 1990 con la sorella Tiziana è squisitamente familiare. Un filo ininterrotto dal bisnonno Gaspare e poi, papà Armando, il fondatore, che unisce cinque generazioni, con Giulia, la figlia di Tiziana e Francesco, il figlio di Marco, entrati nel 2019 a far parte dell’azienda, oggi, con 28 ettari di vigneto nei comuni di Monforte d’Alba e Castiglione Falletto.

La degustazione

Barolo docg Per Armando 2018, è un omaggio al papà Armando ed assembla uve provenienti da tutti i vigneti dell’azienda. Il bel colore rubino anticipa la vivacità di fragranti profumi di piccole violette di bosco e petali di rosa, note delicatamente pungenti di erica. Sorso verticale, netto, austero, ampio, fine, elegante, equilibrato, dalla lunga persistenza.

Barolo docg PerArmando, 2018 credit@TWM

Barolo docg Mariondino 2018 – il primo vigneto. La vigna è a Castiglione Falletto, in una vallata che sale a Barolo. La zona fredda ed i suoli sabbiosi, ricchi di fossili del pliocenico, sono elementi che sostanziano verticalità e complessità più marcate. Il fruttato ha freschezza di piccoli frutti, lamponi, melograno, mirtilli, ma anche agrume rosso, con sbuffi mentolati che, nel sorso, diventa pregno anche di intriganti note speziate, in primis anice stellato. Finezza ed eleganza sono la trama su cui i tannini volteggiano, dinamici ed armoniosi in una chiusa di lunga persistenza.

Barolo docg Mosconi 2018. La vigna Mosconi, zona sud est, a 300 mt s.l.m., ha suoli misti, argillosi e calcarei, con sole al mattino e non risente dell’influenza fredda del Tanaro. Profilo decisamente maschile, tipico dell’accezione classica. Il naso è dilatato da intenso floreale blu, giaggiolo in primis, ciliegia croccante, arancia rossa, respiri freschi di mirto ed eucalipto, speziati di chiodi garofano, pepe nero, tabacco e rimandi terrosi, quelli della terra dopo la pioggia d’estate. Il sorso è vibrante di freschezza, rigoroso, pieno, caldo, ampio, verticale, imponenza tannica flessa dall’acidità in armonica chiusa, dalla lunga persistenza.

Barolo docg Bussìa 2018, secondo vigneto. Blend di uve da due vigne, vigna Rocca e vigna Munie, in totale 5 ettari. Super selezioni da micro parcellizzazione zonali e vendemmie diversificate: vigna Rocca ha terra calcarea, sole al mattino, 320 mt, con uno strapiombo a fine vigna, dove l’acqua defluisce. Vigna Munie è, invece, nella zona più calda e soleggiata. Il risultato è un barolo fresco, agrumato, arancia sanguinella, pungenza mentolata, note speziate sensuali e profonde di cannella, liquirizia, fino a nuances quasi ematiche. Caldo, ampissimo, dalla fitta ed elegante trama tannica che l’acidità avvolge in un finale suadente.

Profili diversi da Cru differenti per racconti speciali. Pagine di un territorio straordinario che, come l’opera contemporanea all’ingresso della Cascina Parusso, racchiude il senso profondo dell’allegoria “la Vite della Vita”: viti diverse che si inseguono e si compongono in un unico abbraccio, aprendosi verso il cielo.

Carmen Guerriero

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