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DISTRETTI DEL CIBO, MODELLI DI SVILUPPO ALTERNATIVI SONO UNA RISORSA CONTRO LA CRISI MONDIALE

Alla prima assemblea nazionale oggi all’Accademia dei Georgofili annunciato l’accordo tra la Consulta dei Distretti del Cibo e la Cattedra Unesco Agricultural Heritage Landscapes dell’Università di Firenze: un Centro Studi per superare l’orizzonte della pandemia e gli effetti di conflitti come quello in Ucraina

di Redazione

Avrà sede a Firenze il Centro Studi della Consulta dei Distretti del Cibo: è quanto scaturisce dall’accordo fra la Consulta e la Cattedra Unesco in Agricultural Heritage Landscapes recentemente istituita dall’Università di Firenze e presieduta dal professor Mauro Agnoletti, annunciato in occasione della prima assemblea nazionale dei distretti che si è tenuta all’Accademia dei Georgofili. Il Centro Studi svilupperà per la Consulta attività di ricerca e di progettazione nell’ambito dei modelli di agricoltura sostenibile integrati con il paesaggio. Quelli che potrebbero traghettare fuori dalla crisi alimentare una catena messa in ginocchio prima dalla pandemia e poi dal conflitto in Ucraina.

“I progetti già svolti – dichiara Agnoletti – ci dicono che si possono ottenere buoni risultati se si attuano politiche territoriali coerenti con le caratteristiche del paesaggio. Il mio augurio è di creare progetti coerenti con le vocazioni dei territori, con l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile, che sia di esempio non solo per l’Italia. Il Covid-19 e la guerra hanno dimostrato quanto i Paesi siano interdipendenti, ma anche quanto siano necessario recuperare le aree agricole abbandonate, mantenendo produzioni su piccola scala, anche se meno produttive, , ed evitando le concentrazioni della produzione nelle mani di pochi paesi e poche imprese ”.

“I distretti del cibo – prosegue Agnoletti – sono in grado di realizzare progetti che possono finalmente tenere conto delle caratteristiche ambientali, sociali ed economiche dei territori. Investire in progetti coerenti con i caratteri culturali, storici, ambientali e le vocazioni produttive, può evitare fallimenti e il degrado delle risorse paesaggistiche, come accaduto troppo spesso, e invece valorizzarle. Dobbiamo poi favorire un’inversione di tendenza rispetto al crescente disallineamento tra industria alimentare e produzioni locali, che causa il continuo abbandono del territorio rurale e la chiusura delle piccole aziende”.

credit photo, @Puliti

“Occuparsi di paesaggio vuol dire definire un nuovo concetto di qualità: All’inurbamento e spopolamento continuo dei territori possiamo, grazie a strumenti come i distretti, provare a reagire, offrendo occasioni ai giovani imprenditori, costruendo alternative basate sul binomio paesaggio-prodotto, appoggiandosi sul turismo e rimediando cos’ alla mancanza di strategie per le aree non adatte a modelli intensivi ma piuttosto a modelli qualitativi”.

“In questo momento non abbiamo infatti vere strategie per tenere assieme gli aspetti sociali economici, ed ambientali dei tanti territori rurali italiani: i distretti del cibo potrebbero indicare una strada”, conclude Agnoletti.

I Distretti del cibo, istituiti con la legge 205 del 27 dicembre 2017, costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano. Nascono infatti per fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso. Si tratta di uno strumento strategico mirato a favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorendo l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale. I Distretti hanno come obiettivo anche la sicurezza alimentare, la diminuzione dell’impatto ambientale delle produzioni e la riduzione dello spreco alimentare. Altro scopo fondamentale è la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.

Il modello dei Distretti del cibo è finalizzato inoltre a ridare slancio alle esperienze dei distretti rurali già presenti sul territorio nazionale, così come a incentivare la nascita di nuove realtà attraverso la possibilità di accedere a finanziamenti dedicati. Come previsto a livello normativo, infatti, è possibile ottenere il riconoscimento di Distretti del cibo per i distretti rurali e agroalimentari di qualità, i distretti localizzati in aree urbane o periurbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, i distretti caratterizzati dall’integrazione fra attività agricole e attività di prossimità, i distretti biologici.

Il riconoscimento dei Distretti del Cibo avviene attraverso le Regioni e le Province autonome di appartenenza che provvedono alla comunicazione al Mipaaf, che ha istituito il Registro nazionale dei Distretti del Cibo. I Distretti del Cibo sono sistemi produttivi caratterizzati da interdipendenze produttive delle imprese agricole e agroalimentari e possono rappresentare un’opportunità di sviluppo per produzioni certificate e tutelate, per realtà agricole caratterizzate da un’identità storica e territoriale o per comparti agroindustriali a elevata specializzazione.

 

 

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