di Andrea Li Calzi
L’evento
Presenti all’evento meneghino di Bertinga, alcuni giornalisti hanno potuto gustare gli ottimi piatti del bistellato Chef Antonio Guida. Le pietanze, tra cui un risotto al radicchio con crema di lampone e Robiola di Roccaverano – e un filetto di manzo con frico, crema di zucca e spinacino – hanno saputo esaltare al meglio le peculiarità dei vini dell’azienda. Luca Vitiello, direttore della nota azienda Bertinga in Gaiole in Chianti, ha annunciato per l’occasione l’uscita di una cassetta speciale, a tiratura limitata, con la verticale in anteprima di Volta di Bertinga.
Del prodotto di punta della cantina, un merlot in purezza in grado di mostrare un altro volto delle celebri vigne di Gaiole in Chianti, è stata presentata fino ad ora sul mercato soltanto la vendemmia 2016; l’annata 2019 uscirà quest’anno mentre la 2015 è rimasta a risposare in cantina al fine di mostrare il potenziale evolutivo del vino.
L’azienda
Alla base del progetto Bertinga troviamo due visionari e il frutto della loro esperienza, del loro intuito e del loro inarrestabile entusiasmo: Maxim Kashirin e Anatoly Korneev, ovvero i fondatori di Simple. Sto parlando della nota azienda che dagli anni Novanta rappresenta, in Russia, le più pregiate firme del vino italiano e internazionale. Soltanto da una profonda passione può nascere un’attività vitivinicola di successo. Oltre a tutto ciò i nostri due protagonisti vantano una conoscenza del territorio toscano, e dei suoi vini, che ha pochi eguali. Approdati a Bertinga l’obbiettivo primario è stato quello di mettersi alla prova, sfidare le proprie competenze e creare una piccola enclave toscana dove l’uva merlot, vinificata in purezza o affiancata al sangiovese, fosse in grado di far vibrare il cuore dei tanti appassionati. D’altronde la Toscana è ormai da decenni terra di grandi vini, tanto da vitigni autoctoni quanto da blend di cultivar interazionali. Non occorre citare i cosiddetti Supertuscan di Bogheri, e non solo, per rendere l’idea. E’ affare assai noto da un sacco di tempo.

Il primo passo concreto dell’azienda Bertinga è rappresentato dall’acquisizione dei vigneti nel 2015. Un millesimo che ha visto nascere concretamente il progetto, lo stesso che per la prima volta ha mostrato il proprio volto. La 2016 al contrario è stata l’annata della consapevolezza, la prima vera vendemmia. L’ottima qualità della materia prima, ritenuta tale in tutto il bel Paese, ha dato vita ad una gamma di vini che ha soddisfatto pienamente lo staff enotecnico e i titolari dell’azienda, oltre che la critica internazionale. A questo punto si è trattato soltanto di aspettare che il trascorre del tempo facesse la propria parte. Le bottiglie, infatti, si sono affacciate sul mercato soltanto nel 2020 e, nonostante le piccole quantità, stanno iniziando a farsi conoscere. Oggi in cantina stanno maturando e affinando le annate successive che pian piano inizieranno a mostrare il proprio carattere. La produzione annua di Bertinga oscilla tra le 60.000 e 90.000 bottiglie prodotte, ciò dimostra quanta attenzione viene riservata ad ogni singola parcella e al concetto di selezione raffrontato all’andamento di ogni annata. Quest’ultimo rimane uno dei capisaldi della cantina di Gaiole in Chianti. Lo staff è capitanato dal direttore tecnico Elisa Ascani e dall’agronomo David Picci. L’azienda si avvale anche della consulenza del noto enologo Stéphane Derenoncourt, affiancato da Romain Bocchio.
Il territorio
Bertinga è innanzitutto una sorta di luogo-vigneto. Toponimo ormai da secoli e suddiviso in più parcelle, assieme al cru Adine, la cosiddetta vigna verticale e Vertine – con la sua solarità – costituisce il patrimonio vitato dell’azienda che oggi conta meno di 20 ettari. Giunti in vetta, ovvero nella parte più alta della cantina, la vista è stupenda ed è possibile ammirare alcuni tra i più affascinanti castelli della Toscana. Ammirare la vite, i filari a perdita d’occhio, e le rispettive pendenze vale più di mille parole raccontante. Altimetrie che giocano un ruolo fondamentale in grado di tracciare in tutto e per tutto l’identikit dei vini prodotti. Gaiole in Chianti si trova nella parte centro-orientale della denominazione, le sue colline sfiorano gli 800 metri slm e i suoli sono caratterizzati dall’alberese, ovvero una caratteristica composizione calcarea tipica di queste parti.

Il progetto Bertinga oggi è orientato su due cavalli di razza: uno internazionale, ovvero il merlot, l’altro autoctono, il sangiovese, considerato a tutti gli effetti l’icona indiscussa dell’area del Chianti Classico. Sto parlando del noto areale vitivinicolo toscano situato tra le province di Firenze e Siena. Nascono dunque quattro IGT Toscana: l’omonimo Bertinga, vino simbolo dell’azienda, il suo second vin Sassi Chiusi e due espressioni in purezza da singola parcella, rispettivamente di sangiovese e merlot, Punta di Adine e Volta di Bertinga. Da poco l’azienda, per completare la gamma e omaggiare le tradizioni e la storia del territorio, ha deciso di immettere sul mercato anche un’etichetta di Chianti Classico denominata La Porta di Vertine. I tre appezzamenti citati custodiscono una vocazione vitivinicola testimoniata sin dal Medioevo: terreni ed esposizione differenti, rimangono pur tuttavia accomunati da una notevole altitudine e pendenza. Il parco vigneti principale si trova in località Bertinga, ai piedi del borgo di Lecchi in Chianti; il toponimo fa riferimento agli insediamenti Longobardi risalenti al VI sec d.C. e probabilmente si riferisce ad un antico proprietario di nome “Berto”, da cui “Le Bertinghe” e più di recente “Bertinga”.

La vallata in questione è suddivisa in cinque parcelle storicamente di proprietà dalla nota azienda vitivinicola Castello di Ama, da cui sono state acquistate. Nel racconto di Luca Vitiello, inerente al territorio, ho rivisto gran parte della filosofia vitivinicola borgognona o piemontese. Alludo al concetto di zonazione e individuazione dei cosiddetti cru: terreni talmente complessi e preziosi in grado di plasmare i vini prodotti, e di conseguenza assumere peculiarità del tutto riconoscibili. I suoli sono di origine eocenica (50 milioni di anni fa) con sedimenti superficiali, e medio-superficiali, a prevalente composizione calcarea e a tratti argillosa. La matrice risulta chiara: un insieme di marne, calcare, suoli compatti, duri, pesanti e “freddi” oserei dire. Peculiarità che donano al sangiovese, e al merlot, tratti alquanto aristocratici, austeri, dove la freschezza e la sapidità vanno in tandem; da tutto ciò deriva una longevità ragguardevole. Gli appezzamenti rivolti a nord contengono più argilla, da queste parti l’uva merlot ha trovato il suo habitat ideale.

L’appezzamento di Vertine è quello più settentrionale ed è completamente esposto a sud. Situato ai piedi dell’omonimo Castello, vanta suoli caratterizzati da un grande equilibrio delle proprie componenti. Il toponimo, al pari dell’appezzamento di Adine dove ha sede la cantina, è di origine etrusca ed è suddiviso in 3 parcelle. Una sorta di ventaglio dove la pendenza è particolarmente severa, pronunciata; tanto che i piccoli trattori utilizzati per le attività agronomiche in vigna hanno vita assai dura, così come i vignaioli del resto. Nel comprensorio vitato di Adine viene allevato unicamente il sangiovese.Una sorta di “cru di montagna” luminoso e molto ventilato, esposto a sud/sud-ovest, con pendenze ancor più vertiginose. I suoli sono estremamente complessi e di origine marina, risalgono all’era pre-eocenica datata 100 milioni di anni fa. Un mix di argille-calcare di colore bruno rossiccio, matrice sassosa ma con argille leggere e sciolte; lo scheletro è profondo ma fratturato con buona conducibilità termica. Un terroir perfetto per il sangiovese insomma.
La filosofia in vigna
I vigneti sono ad oggi in regime di viticoltura biologica. Lascio la parola ad Elisa Ascani che ha riassunto egregiamente la filosofia in vigna adottata da Bertinga – Il nostro obiettivo è l’equilibrio della pianta e per ottenerlo adottiamo tutte le possibili accortezze. Grazie al monitoraggio costante dei vigneti ogni attività viene mirata sulla singola parcella. Anche potature e cimature sono personalizzate sulle reali necessità della pianta e sempre nell’ottica di non creare stress alla vite. In ampie aree vitate, ad esempio, preferiamo non cimare ma seguire la pratica dell’accapannatura, ruotando il tralcio della vite sul filo superiore. In questo modo quest’ultima non vegeta e si può concentrare sui grappoli. Tutti i filari sono inerbiti e seminati in file alternate con miscugli biologici, ma ad ogni microzona corrispondono un mix di colture differenti. La raccolta avviene a mano e i grappoli vengono deposti delicatamente in cassette da 10 kg per essere velocemente trasportati in cantina.

La verticale Volta di Bertinga
Iniziamo col dire che l’IGT Toscana Volta di Bertinga è un merlot in purezza. La produzione annua varia dalle circa 15.000 bottiglie dell’annata 2015, alle 16.000 della 2016; riguardo la 2019 soltanto 6.925. Ciò dimostra il grande lavoro di selezione che viene fatto a seconda dell’andamento dell’annata. Non vengono accettati compromessi insomma. La fermentazione si è svolta in tini di acciaio e l’affinamento ha avuto luogo in barriques di rovere francese, di cui il 30% nuove per una durata di circa un anno e mezzo e altrettanti mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Il vino all’interno del calice si presenta color rubino intenso, profondo, con riflessi porpora riguardo l’annata 2019; tonalità che varia verso il rubino-granata osservando le altre due annate. L’estratto in tutti e tre i campioni risulta considerevole.
Volta di Bertinga 2019
L’annata più recente al naso offre toni di confettura di frutti neri tra cui ribes e amarena, ma anche ginepro e chiodo di garofano, spezie orientali e grafite. Ne assaggio un sorso, e l’impatto gustativo di questo Merlot allontana ogni preconcetto riguardo lo stereotipo di eccessiva morbidezza attribuito da sempre alla nota cultivar d’origine francese. La freschezza è pronunciata così come la sapidità, in tandem con una lieve percezione tannica che stuzzica i recettori del gusto. Lunghissimo, potente ma con classe e sobrietà. In chiusura avverto lievemente l’apporto del legno ma è del tutto normale considerando che a mio avviso è ancora un vino in fasce.
Volta di Bertinga 2016
L’annata 2016 mostra al contrario un assetto gustativo ben più equilibrato tra durezze e morbidezze. Complice il prolungato affinamento l’apporto del legno è inesistente. Anche in questo caso ritrovo tutta la stoffa del cru Bertinga e una maggior profondità. Il respiro è intenso, più “in levare” ed austero con richiami alla macchia mediterranea, geranio selvatico appassito, toni fumé e in parte balsamici. Il frutto è carnoso, pare quasi di morderlo. Distinguo l’amarena e il ribes/mirtillo nero. Grande vino.
Volta di Bertinga 2015
Conclude la verticale e nonostante il solo anno in più rispetto al campione precedente, mostra un profilo olfattivo leggermente più evoluto; è doveroso ricordare che il millesimo in questione è stato piuttosto caldo. Lo avvicino al naso e la complessità del pellame-cuoio anticipa il ricordo di liquirizia dolce, caucciù e prugna matura, grafite e toni ferrosi/ematici. In bocca la morbidezza questa volta è ben più pronunciata, intervallata qua e là da guizzi acidi e sapidi che ravviano l’insieme. Anche in questo caso la profondità del vino è notevole, rapportata soprattutto all’assenza di peso o sovrastrutture inutili.
Gli altri vini dell’azienda
Tutte le altre etichette degustate durante il pranzo, nel complesso, hanno dato riprova che le vigne di proprietà di Bertinga sono sempre in grado di sfruttare al meglio i terreni vocati di Gaiole in Chianti. In questo caso alludo principalmente al sangiovese, il protagonista del territorio chiantigiano e dell’intera enologia toscana. Una cultivar estremamente versatile in grado di conferire ai vini spiccate doti di freschezza, mineralità e un corredo di profumi ammalianti. Abbiamo aperto le danze mediante il Chianti Classico 2021 La Porta di Vertine vinificato in solo acciaio. Un vino ammaliante sin dal colore rubino con unghia violacea, profumi di macchia mediterranea, ciliegia matura, violetta e una chiusura lievemente ferrosa. Sorso slanciato, succoso e dall’impronta sapida da non sottovalutare.
Anche il Toscana Igt Bertinga 2017, da uve sangiovese e merlot in egual misura, dispensa ricordi piuttosto variegati: amarena matura, sottobosco, humus, toni ematici, liquirizia e pepe nero. Un vino piacevole, dotato di spessore, freschezza e progressione gustativa; soltanto un po’ di legno percepito in chiusura, necessita ancora di qualche anno a mio avviso.
Il Toscana Igt Punta di Adine 2017 è invece un sangiovese in purezza che mostra sin dal suo esordio tutti i descrittori più caratteristici della nota cultivar. Nell’ordine: cosmesi (rossetto), geranio selvatico, amarena e ribes, soffi balsamici ed effluvi minerali frammisti a note leggermente fumé. Anche in bocca dispensa classe ed austerità grazie ad una freschezza spinta, ben allineata ad un corpo pronunciato e una sapidità vibrante. Lunghissimo, intravedo un futuro glorioso. Chissà tra 10-15 anni cosa ne sarà. Ai posteri l’ardua sentenza.
(In copertina, Mandarin Garden, Milano, Anteprima verticale di Volta di Bertinga@A.Li Calzi-TWM)
@Riproduzione riservata