Ricordi familiari di Nero d’Avola
Adoro quell’isola baciata da Dio che corrisponde al nome di Sicilia. La prima volta che l’ho incontrata é stato più di 40 anni fa ed é stata anche la prima volta che ho incontrato il nero d’Avola. Ricordo perfettamente la scena. Il papà dell’amico siciliano, che studiava a Padova e che eravamo andato a trovare a Catania, un ingegnere molto noto, ci invita a cena in un ristorante sulle falde dell’Etna. All’entrata 2 guardiani armati fanno passare la macchina dal cancello immenso. Ci fanno accomodare in un tavolo di marmo su un pastino sotto una pergola di uva nera con la vista su tutta Cataniace il mare. L’ingegnere ordina una bottiglia di Nero d’Avola. Il cameriere porta 2 bicchieri per i 2 maschi del tavolo. Per noi 3 femmine nulla. Alle mie rimostranze si rivolge al genitore “ma bevono anche le femmine?” Gli viene risposto “sono del NORD“. Da allora sono stata decina di volte in Sicilia e, essendo del nord, ho sempre bevuto vino ( anche se a casa non lo faccio) per sfida. Molto spesso proprio Nero d’Avola ma con lui ho sempre vuto un rapporto conflittuale. Facciamo fatica a capirci. Per un certo periodo era corpulento, massiccio, tannico, potente e sgraziato. Direi rustico. Poi, pian pianino si é ingentilito e raffinato. Forse perché ho iniziato a studiare e a capire un pochino di più di vini.

Viaggio nel Nero d’Avola
L’ultima volta che sono stata nella splendida Trinacria, ospite del Consorzio di tutela Doc Sicilia e cofinazianto dal Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) , tutto era centrato proprio su questo vitigno. In 2 masterclass, magistralmente guidate da Luigi Salvo, ho cercato di entrate nell’anima di questo protagonista della viticultura dell’isola. Intanto protagonista lo è per davvero. Infatti il Nero d’Avola e il vino rosso più coltivato in Sicilia con più di 48 milioni di bottilgie prodotte certificate nel 2021, infatti su poco più di 35 mila ettari di viti a bacca rossa, ben 15,387 (quasi il 50%) son di Nero d’Avola e di queste più della metà rivendicati Doc Sicilia. Un trend in continua crescita. Interessante è scoprire che sono finiti i tempi in cui colonne di autobotti del nostro amico attraversavano tutta l’Italia per arrivare in Piemonte e Francia per “aiutare” a colorare i vini di quelle regioni.
Le straordinarie proprietà
Da un po’ di anni ha una sua specifica identità riconosciuta a livello mondiale. Sarà perché si è scoperto che contiene un’altra qualità: il resveratrolo, un polifenolo dall’alto potere antiossidante che ha un’azione protettiva contro le patologie cardiovascolari, rallenta le malattie tumorali e di riduce l’invecchiamento delle cellule. Dalla Masterclass sulle diverse espressioni del Nero d’Avola in base altimetrie ci è stato spiegato che questo polifenolo ha il massimo della concentrazione nelle culture tra i 5 e 600 metri di altitudine. Ma siamo in collina? Si certo. Molti pensano che la Sicilia sia tutta pianeggiante con solo una catena montuosa che la attraversa e un vulcano ma invece ben il 62% è collinare e ben si sa che è la morfologia ideale per la produzione di uve di alta qualità. La poliedricità del Calabrese (antico nome del vitigno oggetto del viaggio studio) è ben uscita nella degustazione di approfondimento della varie espressioni di Nero D’Avola in base ai vari suoli. Anche se è uno solo dei tanti fattori che determinano il terroir, la composizione dei suoli influenza non poco le percezioni organolettiche.

Dal bacino embrionale della Sicilia sud-orientale, il Nero d’Avola si è gradualmente diffuso in lungo e in largo in tutta la Sicilia, oggi è presente in modo esteso in tutte le provincie siciliane ed è la cultivar più rappresentativa di Agrigento, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa ed Enna, mentre nelle altre provincie figura al secondo (Palermo, Catania, Messina) o al terzo posto (Trapani). “Il Nero D’Avola è un prodotto che esprime in modo universalmente apprezzato caratteristiche territoriali e culturali proprie dell’isola” – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia – “e sta senza dubbio fornendo un contributo prezioso nel far conoscere sempre di più la Sicilia nel mondo con le sue eccellenze”.
Terreni e caratteristiche precipue dei vini
Suolo medio impasto franco argilloso: vini riccamente floreali e fruttati, profondi e di buona rotondità
Suolo argilloso: vini d’ottima struttura, colore, aromi, consistenza e longevità
Suolo sabbioso: vini più delicati e fini, più morbidi e meno alcolici, con una colorazione più scarica
Suolo calcareo vini più chiari, eleganti e profumati, con maggiore acidità, con debole percezione tannica e non tanto strutturati
Suolo calcareo argilloso: vini minerali, verticali, eleganti e strutturati
Suolo argilloso e limoso. Vini dal colore carico, di buona struttura, più larghi con meno verticalità.

Da considerare anche i 4 biotipi che abbiamo conosciuto. Questi quattro biotipi sono identificati come A, individuato nell’area della Sicilia centro-meridionale, il biotipo B quello maggiormente diffuso sul territorio isolano ma identificato nella Sicilia occidentale, il biotipo B1 proveniente dall’area viticola della Sicilia sud-orientale, il biotipo B2, molto simile al B1.
Il Biotipo A presenta un grappolo cilindrico allungato e un acino medio; il vino è di colore rubino carico ed è caratterizzato dalle note di fragola e ciliegia, speziato (pepe nero), con leggere note balsamiche a cui si aggiungono quelle di mallo di noce, al gusto evidenzia una buona struttura, equilibrata acidità, buona dotazione di tannini morbidi, che contribuiscono a conferire lunga persistenza in bocca. Si presta bene all’ottenimento di vini ricchi e complessi, ideali per gli affinamenti.
Il Biotipo B presenta un grappolo di dimensioni medio grandi, tendenzialmente compatto, fertilità dei germogli media, fornisce buone e costanti produzioni; vino di media alcolicità si presta alla produzione di vini tendenzialmente più leggeri e facili da bere, che possiedono un profilo aromatico più fresco e un corpo meno pesante, da consumarsi preferibilmente dopo brevi affinamenti.
Il Biotipo B1 presenta un grappolo cilindrico semi compatto di medie dimensioni; il vino dall’aroma fine e delicato, ricco di colore presenta un’elevata struttura alcolica, una buona acidità e alti tannini, adatto alla produzione di vini di medio lungo affinamento anche in legno. Il Biotipo B2 presenta un grappolo medio, conico molto compatto.
Il Biotipo A è il biotipo potenzialmente più alcolico, col miglior rapporto zuccheri-acidità e con la maggiore concentrazione in polifenoli. Questo in tutti gli ambienti dove le condizioni di luminosità ed escursione termica si dimostrano elementi favorevoli alla sintesi di questi composti.Inoltre, vanta maggior peso medio dell’acino e del grappolo con un vantaggioso numero di grappoli. Di contro, il biotipo B appare il meno ricco in composti fenolici, pur avendo l’acino che pesa meno e un peso medio del grappolo basso. I biotipi B1 e B2 si somigliano e presentano minor tenore alcolico di B ma maggior concentrazione di polifenoli.
Insomma, ho degustato molto, ho appreso molte notizie ma non sono ancora riuscita a farmelo diventare amico questo vitigno. Mi toccherà ritornare se le professionali ragazze di AB Comunicazione (PR del Consorzio Tutela Doc Sicilia) mi vorranno ancora con loro…
Liliana Savioli
Liliana Savioli
Giornalista, Padovana DOC, Sommelier, esperto degustatore internazionale e docente, fa parte dell’Associazione ACAUD in qualità di sensorialista. Partecipa regolarmente alle commissioni per la determinazione delle DOC E DOCG del FVG. Collaborazione con Riviste di settore anche come delegata regionale del FVG.