Li Veli: una storia salentina
Salento, lembo di Puglia stretto tra Mar Adriatico e Mar Ionio.Qui, a fine Ottocento il Marchese Antonio de Viti de Marco, salentino ed economista di fama internazionale, costruì la Masseria a Li Veli col desiderio di creare un modello esemplare per lo sviluppo viticolo di tutta la Puglia.
Nel 1999, a circa un secolo dalla fondazione, un gruppo di investitori, guidati dalla storica azienda vinicola toscana Avignonesi, protagonista della valorizzazione del Vino Nobile di Montepulciano e del Vin Santo, acquistano e rifondano Masseria Li Veli per dare vita ad un nuovo progetto di grande qualità.
Nel 2008 il sogno del Marchese viene definitivamente riportato in vita, quando Li Veli viene acquistata interamente dai fratelli Edoardo e Alfredo Falvo. In pochi anni vigneti di proprietà, bottiglie prodotte e mercati aumentano in maniera considerevole fino a far diventare Masseria Li Veli una delle principali aziende pugliesi in termini di qualità dei prodotti e di notorietà del marchio. I fratelli Edoardo e Alfredo ancora oggi dirigono personalmente le attività dell’azienda, con la collaborazione del cugino Alessandro che è entrato a far parte del gruppo aziendale nel 2018.
«Guardiamo a questa nuova collaborazione con grande fiducia e ottimismo, dichiara Edoardo Falvo. Abbiamo chiuso un brillante 2022 con quasi 800 mila bottiglie vendute in 30 diversi Paesi e con l’estero che ha rappresentato quasi il 70% del totale. Eravamo alla ricerca di un partner distributivo che fosse prima di tutto un produttore e che condividesse con noi determinati valori e principi e questo lo abbiamo certamente trovato in Leone Alato. Quando si è presentata l’occasione, infatti, non abbiamo esitato.»
Viticoltura e cantina: la brezza, il carparo e il suolo carsico
Il Salento trae vantaggio da un clima particolarmente favorevole alla coltivazione della vite. Le brezze dei due mari che circondano la penisola salentina rendono miti gli inverni e brevi le primavere e gli autunni, con una marcata escursione termica tra la notte ed il giorno, in grado di temperare il caldo secco estivo.
Il suolo è di natura carsica, composto per lo più da calcare, argilla, sabbione e tufo, con riserve idriche che si accumulano durante il corso dell’inverno negli strati più profondi delle falde sotterranee. Queste condizioni garantiscono alle radici delle viti un accesso naturale e costante all’acqua, permettendo loro di superare senza alcuno stress anche le estati più torride, creando le condizioni ideali per lo sviluppo di vini potenti, generosi, eleganti, dai profumi ampi e persistenti.
Alla viticoltura sono destinati 48 ettari della proprietà. I più rappresentativi sono gli impianti ad alberello ad elevata densità: 5.120 piante per ettaro, con sesto d’impianto a settonce. Questo sistema, ideato dagli ingegneri militari romano, realizzato con l’alberello genera una combinazione di effetti benefici: massimo sfruttamento del terreno da parte dell’apparato radicale, insolazione costante della chioma, ottima circolazione d’aria, anche nelle parti centrali dei vigneti, e armonioso equilibrio vegetativo tra le piante che usufruiscono dello stesso spazio, sia aereo che sotterraneo.
Negroamaro, Primitivo, Susumaniello, Malvasia Nera, Fiano, Verdeca e Aleatico, questi sono i vitigni che danno origine ai vini di Masseria Li Veli e da cui deriva anche il progetto Askos. dedicato alla ricerca, selezione e valorizzazione dei vitigni autoctoni pugliesi in via di estinzione.
La filosofia aziendale che Li Veli esprime, sposa due anime: quella manageriale, aperta e dinamica di due giovani toscani con esperienza nel mondo del vino e quella di un territorio antico, affascinante e dalle grandi potenzialità. L’unione di questi due elementi costituisce l’approccio della cantina, un’evoluzione della tradizione ed un dinamismo della storicità, ben espresso dal portfolio di vini che la cantina porta sul mercato. «Proprio due Askos, la Verdeca e il Susumaniello, sono tra i prodotti di punta dell’azienda – racconta Alfredo Falvo. Il primo è un bianco di notevole complessità e di bella struttura che ha ricevuto per cinque volte consecutive i 3 bicchieri del Gambero Rosso, il secondo è un rosso vivace e corposo, fresco della TOP 100 di Wine Spectator che l’ha posizionato al sessantatreesimo posto al mondo tra i vini valutati nel corso del 2022. Anche l’Aleatico Passito, seppur prodotto in piccole quantità, con 9 anni di invecchiamento in piccole barrique di rovere francese, narra l’eccellenza della cantina e proprio questo vino sarà presentato ad OperaWine 2023 a Verona il prossimo 1° aprile, evento di grande risonanza dove vengono invitate a partecipare le 130 migliori cantine del nostro paese.”
Le altre aziende de Le Tenute del Leone Alato, di proprietà Genagricola:
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Torre Rosazza, nei Colli Orientali del Friuli, da anni al vertice della produzione enologica italiana;
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Costa Arènte in Valpantena di Valpolicella, una delle zone più vocate per la produzione di Valpolicella, Ripasso e Amarone. Recente acquisizione del Gruppo Genagricola, l’azienda punta a produrre uno dei migliori Amarone al mondo;
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Bricco dei Guazzi, a Olivola in provincia di Alessandria, custode di una gemma enologica, l’Albarossa – vitigno autoctono piemontese, incrocio di Nebbiolo e Barbera;
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Tenuta Sant’Anna, azienda di vini fermi e Prosecco nel Veneto Orientale;
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V8+, gli storyteller del Prosecco. Brand pop e colorato, interamente dedicato alla produzione di Prosecco.
a cura di Sara Iannaccone
Sara Iannaccone