Kos, terza isola del Dodecanneso di fronte alle coste turche, è una meta davvero speciale. Non ha l’allure delle isole più note e superaffollate delle vicine Cicladi, ma è un lembo di Grecia che è riuscito a preservare se stesso dalle lusinghe del turismo di massa, restando fedele alla tradizione. Crogiolo di sapienze secolari, Kos è l’isola del mito di Ercole, ma anche “l’isola di Ippocrate”, il medico più famoso della storia. Soprattutto, è il perno intorno al quale, da oltre 4000 anni, ruota la viticoltura del mediterraneo.
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KTIMA AKRANI, PASSIONE DI FAMIGLIA
La storia aziendale di Ktima Akrani, a Miniera, Asfendiou, nell’isola di Kos, ha inizio nel 1980, quando Antonis e Maria Triantafyllopoulos, due giovani professionisti, lei dal Pireo, lui dal Peloponneso, scelgono di stabilirsi nell’isola di Kos. All’inizio si occupano di solo di turismo, ma la passione per il vino li spinge, poi, ad interessarsi al patrimonio vitivinicolo isolano che, a causa del progressivo abbandono dei campi a favore del crescente turismo era ormai latente.
Ed, infatti, l’ultima cooperativa, tra l’altro italiana, di viticoltori c’era stata fino al 1928, esportando vini in Canada e negli Stati Uniti. I coniugi Triantafyllopoulos individuano a Miniera l’area storica di produzione di uve e di vino che riforniva i porti del Mediterraneo e del Mar Nero con i famosi vini locali, “melantaton” (rosso intenso) e “lefkokoon” (colore chiaro). Così, nel 1996 acquistano in loco un appezzamento di 17.000 m² ai piedi del monte Dikaios, con lo scopo di far rivivere rare varietà greche nel terroir di Kos e impiantano i primi vigneti con varietà sia autoctone che internazionali, come Assyrtiko, Malagouzia, ma anche Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon.
Il primo imbottigliamento avviene nel 2001, ma è il 2007 che segna una svolta per la viticoltura isolana, quando Antonis Triantafyllopoulos, col supporto tecnico del professor Dimitris Stavrakas, riesce a far includere la produzione vitivinicola di Kos nella Denominazione “Indicazione d’Origine Protetta Dodecanneso“, a tutela dell’identità vinicola dell’isola. Oggi l’azienda è gestita dalla seconda generazione, 4 figli, ognuno con il proprio ruolo.

Incontro la sig.ra Maria Triantafyllopoulos, la figlia Stavroula ed il marito -italiano- Pino Nasti nella loro bella tenuta a Miniera, Asfendiou, gentilissimi e ospitali, per una visita e questa intervista.
D.: Come inizia la storia di Ktima Akrani?
“Nel 1980 abbiamo iniziato l’attività turistica a Kos con l’apertura di un hotel al centro, a cui, nel 1983 ne ha seguito un altro”- racconta Stavroula.“L’isola ci ha dato tanto in termini di ospitalità e la passione del vino c’è sempre stata, complice anche la permanenza di mio padre a Modena, in Italia, per otto anni. Poi, nel 1996 abbiamo acquistano i primi terreni – questi della tenuta in cui siamo ( cfr. Miniera, Asfendiou). L’anno scorso abbiamo festeggiato i primi 25 anni”. E’ emozionata Stavroula mentre rievoca gli esordi, confortata nei dettagli dalla madre, Maria, che, però, parla solo greco. Si esprime bene in italiano, anche se, ogni tanto, col sguardo, cerca consenso dal marito, Pino Nasti, italianissimo.

D.: Quali le varietà prodotte?
“Accanto alle varietà greche 100%, Assyrtico e Malagousia, abbiamo quelle internazionali, impiantate oltre 25 anni fa da mio padre: Chardonnay, Sauvignon blanc, Cabernet Sauvignon, Grenache e Merlot” – precisa Stavroula, “con 76 mila mq. di vigneti a Miniera e 56 mila mq a Kardamena. E’ molto interessante notare come, a parità di varietà, da suoli diversi ricaviamo vini diversi: a Kardamena, i vigneti hanno terreno misto, fossili e sabbia, a Miniera, invece, hanno un suolo prevalentemente pietroso e l’influsso del monte Dikaios. Qui c’è anche Malagousia. “Significativa è anche la grande escursione termica” –sottolinea Pino Nasti “e, malgrado da alcuni anni sia un pò cambiata, accorciando il gap, con 32 gradi di giorno e 15 di notte, non incide sulla produzione, che regala vini di marcata freschezza”.

Oggi l’azienda ha tre linee produttive: Akrani, “Primi giorni“;”Espressioni regionali“, da varietà autoctone 100%, Assyrtico e Malagousia; i “Cru vigne vecchie“, varietà alloctone, internazionali, ma che si sono adattate bene in vigna: Chardonnay, Sauvignon blanc e Cabernet Sauvignon, Grenache, Sirah e Merlot. Sfaccettature di colori, dal giallo paglierino, al giallo dorato, fino al colore quasi ambrato, lucente di Naturalmente dolce (2019-Moscato d’Alessandria 50%- Sauvignon Blanc 40% ). E, poi, il rosato quasi provenzale del Rosè (2020-Sauvignon Blanc 60% -Cabernet Sauvignon 40%), fino ai rossi brillanti e profondi dei Merlot e Syrah 100%. I profumi sono un caleidoscopio di sensazioni olfattive, specchio di quelli dell’isola, ora floreali, agrumati, dalle note erbacee, tipiche della macchia mediterranea a quelle speziate, resinosi, salmastri, minerali, accomunati da finezza e sostenuti da una bella acidità.

Certificata biologica da quest’anno, Ktima Akrani ha sempre adottato criteri di coltivazione secondo i principi dell'”ingegneria ecologica“, a tutela del naturale equilibrio tra vite, suolo, acqua e biodiversità e concimazione del terreno con scarti della vinificazione. Il controllo delle malattie e del sovrappopolamento di insetti dannosi è effettuato con misure preventive, con elementi inorganici del suolo e nemici naturali nella catena alimentare, nonchè ritrovati casalinghi a base di estratti di piante aromatiche, molto nutrienti anche per le api. “In questo modo” – precisa Stavroula– ” si crea un ciclo naturale che restituisce a madre terra parte del suo stesso raccolto”.
D.: Quando è stata prodotta la prima bottiglia?
” Il primo imbottigliamento è avvenuto nel 2001″ – precisa Stavroula. “Un bellissimo ricordo che ha unito tutta la famiglia: solo 1800 bottiglie con le etichette tutte scritte a mano da tutti noi 4 figli”.

D.: Il nome dell’azienda è diverso da quello di famiglia. Come mai?
“Fino al 2020 utilizzavamo il nostro cognome, “Triantafyllopoulos Winery”, ma poi, l’esigenza di una maggiore semplicità di lettura per i turisti ci ha indotti a fare re-branding del nome aziendale. La scelta della parola Akrani è emblematica, in greco significa ”amico che condivide le esperienze”. Una scelta non casuale per la famiglia che ha iniziato sull’isola proprio col turismo e che è grata per il sostegno ed il senso di ospitalità ricevuto. Il logo, “KTIMA”, indica l’origine greca della famiglia e l’amicizia tra due guerrieri, ex nemici: Ercole, mitologico progenitore di Kos e Chalkon, leggendario re di Kos.
Enoturismo, asse fondante
L’azienda coniuga con amabilità ed eleganza i valori del fondatore: turismo e vino. Gli ambienti della cantina sono ampi, declinati nei toni chiari, le sale luminose arricchite dall’esposizione permanente di opere di pittori greci, la degustazione dei vini è accompagnata dai prodotti tipici della tradizione gastronomica del Dodecanneso, su una terrazza spalancata sul panorama ordinato dei filari dei vigneti ed una vista spettacolare sulle vicine isole di Pserimos e Kalymnos. “Papà ha avuto l’intuizione di unire le sue passioni, turismo e vino, che sono anche le due anime dell’isola, in un luogo dove gli ospiti potessero conoscere storia ed enogastronomia isolana” – commenta Stavroula– ” così nel 2006 è nata la vineria che, ogni anno registra oltre 40.000 visitatori per le degustazioni”.
Fare rete con natura e territorio si rivela elemento fondamentale per comunicare tutta la storia e bellezza di quest’isola e la grande passione della famiglia, artefice del rilancio della coltivazione della vite e la ripresa della produzione del vino nell’isola.
(In copertina, Stavroula Triantafyllopoulos, credit@C.Guerriero-TWM)
Carmen Guerriero
